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Spalletti lascia il Napoli perché è un inquieto naturale e l’inquietudine consuma (Gazzetta)

Il tecnico aspira alla perfezione, irraggiungibile per definizione. L’irrequietezza mantiene giovani e curiosi ma stressa e impone uno stop

Spalletti lascia il Napoli perché è un inquieto naturale e l’inquietudine consuma (Gazzetta)
Napoli's Italian coach Luciano Spalletti reacts during the Italian Serie A football match between Bologna and Napoli on May 28, 2023 at the Renato-Dall'Ara stadium in Bologna. (Photo by Vincenzo PINTO / AFP)

Luciano Spalletti va via da Napoli perché è un inquieto per natura, non è mai soddisfatto. Aspira alla perfezione, che, per definizione, non può mai essere raggiunta. Lo scrive Sebastiano Vernazza, sulla Gazzetta dello Sport. L’irrequietezza mantiene giovani e curiosi, gli inquieti come Spalletti muovono il mondo, ma l’inquietudine stressa e consuma e costringe, ogni tanto, a fermarsi per ricaricare le batterie.

Vernazza scrive:

“Non gioca più, se ne va. La musica di un grande successo di Mina, “Non gioco più” canzone del 1974, c’entra poco con il festoso Napoli-Samp di domani. È un blues lento e malinconico, ma un paio di versi descrivono alla perfezione la separazione tra Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti: la faccia di cemento/ tu parli e non ti sento/ io cambio e chi non cambia resta là. Spalletti non gioca più e se ne va da vincitore. Una scelta giusta o un errore? Dipenderà dal rendimento nel Napoli nella prossima stagione. Se la squadra andrà male, tutti a dire: ha fatto bene a lasciare, aveva capito che di più non si sarebbe potuto fare. Se la squadra se la passerà bene, anzi meglio, mormorii opposti: che cosa si è perso, non ha capito nulla. Spalletti se ne va perché è un inquieto naturale, mai soddisfatto. Aspira alla perfezione, irraggiungibile per definizione. Gli inquieti alla Spalletti muovono il mondo, ma l’inquietudine stressa e consuma, e ogni tanto bisogna fermarsi per ricaricarsi. Spalletti trascorrerà l’anno sabbatico nelle sue tenute in Toscana, come Cincinnato, il console romano che a un certo punto della carriera tornò a lavorare la terra. Tempo dopo andarono a cercarlo per riportarlo al potere e lui accettò. Così accadrà a Spalletti. Tra 12 mesi avrà in tasca il contratto per una nuova puntata, che affronterà con il ghigno sghembo del “mai cuntent”, come dicono a Milano. L’irrequietezza mantiene giovani e curiosi”.

 

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