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«Il City è perfezione militare e politica, ha vinto la ricchezza illimitata. Era inevitabile» (Guardian)

“Solo Courtois ha impedito un’umiliazione totale, il Real è finito. Il Manchester ha giocato con sadico disprezzo”

«Il City è perfezione militare e politica, ha vinto la ricchezza illimitata. Era inevitabile» (Guardian)
Manchester City's Spanish manager Pep Guardiola (L) and Manchester City's English defender Kyle Walker applauds the fans following the UEFA Champions League second leg semi-final football match between Manchester City and Real Madrid at the Etihad Stadium in Manchester, north west England, on May 17, 2023. Manchester City won the match 4-0. (Photo by Paul ELLIS / AFP)

Quando tutti hanno capito che stavolta no, il Real non avrebbe recuperato più, e che il City era già in finale di Champions, che “nessuna tattica, nessun cambio o sostituzione avrebbe cambiato questo fatto”. Quando “Vinícius aveva smesso da tempo di provare a battere Kyle Walker e si metteva invece a dribblare quanti più giocatori possibile, come fanno i bambini nel parco giochi”. Quando “anche i commentatori radiofonici spagnoli in fondo alla tribuna stampa avevano smesso di gridare ed esortare a favore di voci basse e funeree e di qualche gesto della mano illeggibile”. E’ stato in quel momento, scrive Jonathan Liew sul Guardian, che “sul palcoscenico più importante, nella sua competizione preferita, il club più dominante nella storia della Champions League era stato sottoposto a livelli di stress intollerabili ed era semplicemente esploso”.

Per il Guardian “solo la punta delle dita agitate di Thibaut Courtois ha impedito che questa diventasse un’umiliazione totale, il tipo di punteggio che alla fine fa guadagnare a una partita una sua pagina Wikipedia. Probabilmente è stata la più grande prestazione del City con Pep Guardiola, una sorta di perfezione calcistica, un pezzo da museo, non solo una lezione ma un rimprovero, lo sport come strategia della terra bruciata. Guarda le mie opere, o potente, e disperati! Nulla oltre rimane”.

Insomma, per l’editorialista del Guardian questa è la fine di un ciclo per il Real: “Cosa resta? Sicuramente molto poco di questo grande Madrid. Tutti sapevano che questa era una squadra che necessitava di una fase di transizione, un passaggio dal vecchio al nuovo. Nessuno si aspettava che accadesse in una sola notte”.

Scrive che quello del City non è stato “solo dominio. C’era anche un sadico disprezzo”. “Il City non ha solo battuto il Real Madrid, li ha a malapena considerati”.

E ovviamente ora si pensa a quanto male potranno fare all’Inter: “Con il massimo rispetto per Matteo Darmian e Edin Dzeko, è lecito ritenere che il City placherà finalmente la sete di Champions League contro l’Inter a Istanbul il mese prossimo. Sono così chiaramente la migliore squadra del mondo a questo punto che sembra già un po ‘passato, un po’ ovvio, dirlo”.

Il pezzo di Liew però va oltre l’elogio. E’ anche critico. Mentre tutte le squadre del mondo ad eccezione del Paris Saint-Germain, devono “operare entro i limiti della finanza o della fortuna. Guardiola ottiene lo staff che vuole, i giocatori che vuole quando li vuole, ottiene le loro riserve prima del previsto. Se qualcuno ti accusa di infrangere le regole, assumi i migliori avvocati del mondo per abbatterlo. Questa è la perfezione, ma non tanto la perfezione della grande arte quanto la perfezione di una campagna militare finemente eseguita, la perfezione della ricchezza illimitata, la perfezione della forza politica, la perfezione di un’inutile piramide di cristallo alta un miglio nel mezzo del deserto”.

E quindi, conclude Liew, “nessuno dovrebbe invidiare ai tifosi del City la loro gioia a questo punto”. Per chi non tifa City non resta che “l’indifferenza, una scrollata di spalle per l’inesorabile inevitabilità dell’hard power”.

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