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De Laurentiis rompa l’ultimo tabù: porti il Napoli a giocare fuori Napoli

L’unico stadio in cui il Napoli gioca in trasferta è quello di Fuorigrotta. C’è una distanza incolmabile tra il Napoli e una nutrita fetta di città.

De Laurentiis rompa l’ultimo tabù: porti il Napoli a giocare fuori Napoli
Mg Napoli 02/04/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

La serata vissuta al Maradona nel corso di Napoli-Milan – con lo stadio silenzioso per la protesta degli ultras nonostante la stagione irripetibile della propria squadra – è solo l’ennesima conferma di quel che il Napolista (praticamente in solitudine) racconta e descrive da anni. Bisogna essere ciechi o in malafede per non aver ormai metabolizzato che c’è una distanza abissale e incolmabile tra il Napoli di De Laurentiis e una buona fetta di Napoli che poi è la fetta strillazzera con l’appoggio più o meno silenzioso delle proprie élites che sono decisamente più vicine alla tifoseria organizzata che al presidente. De Laurentiis è uno straniero in città, spesso spregiativamente chiamato il romano (senza dimenticare l’ormai celeberrimo pappone). De Laurentiis è uno straniero col suo intransigente atteggiamento nei confronti dell’illegalità, con la sua invidiabile ostinazione a non piegarsi alla religione integralista della (presunta) eccezionalità partenopea e con la sua ostinazione ad affermare che il Calcio Napoli è un’azienda con fini di lucro.

Qualcuno potrà obiettare che in mezzo c’è una robusta fetta di città che silenziosamente sta con il presidente. Ma sono tempi in cui il silenzio non si percepisce. Sono tempi gridati, in cui conta solo chi la propria voce la fa sentire. Del resto a un certo punto a Torino – parliamo di altre vicende, ben più serie – la maggioranza silenziosa scese in strada e si contò: erano quarantamila. A Napoli, sia pure per puerili vicende calcistiche, questa scena non la vedremo mai.

Il Napoli e Napoli sono due entità estranee. Lo ripeteremo fino alla noia: il contributo della città a questa strepitosa stagione è praticamente nullo. De Laurentiis, Giuntoli e Spalletti hanno costruito il grande Napoli in un clima irrespirabile. Per fortuna sono andati avanti per la propria strada e non hanno ascoltato la piazza che reclamava le riconferme di Mertens, Koulibaly e in misura minore Insigne. Abbiamo scritto più volte che la scorsa estate la Digos consigliò a De Laurentiis di non farsi vedere alla amichevoli estive in Trentino e in Abruzzo.

Solo chi è in malafede può davvero credere che ricoprire la città con festoni azzurri, celesti e bianchi sia un segnale di concordia e possa addirittura far dimenticare i veleni sparsi e che siamo stati costretti a respirare per mesi senza che nessuno abbia chiesto scusa. La speranza è che Napoli-Milan, con la protesta della tifoseria organizzata, abbia aperto gli occhi agli ultimi irriducibili. La battaglia è politica. “Napoli siamo noi” è più che uno slogan: è un programma politico.

Il Napoli ha già perso sei punti (contro Lazio e Milan) per l’assurdo clima venutosi a creare allo stadio. Mentre ogni volta che il Napoli gioca fuori casa, si percepisce un’atmosfera di gioia che al Maradona non si avverte più da anni. Questo Napoli, il Napoli di De Laurentiis, è soprattutto il Napoli di quei napoletani che non vivono a Napoli. E sono tanti, tantissimi, la stragrande maggioranza. Sono i napoletani che si fanno largo nel mondo con la loro abnegazione, i loro sacrifici, la qualità dei loro studi. C’è una forbice sempre più ampia e incolmabile tra quei napoletani fermi in città e quelli che invece sono andati incontro al mondo.

Ecco, è giunto il momento che De Laurentiis infranga l’ultimo tabù. Porti il Napoli a giocare fuori Napoli, anche le partite in casa. Anche perché l’unico posto in cui il Napoli gioca in trasferta è lo stadio di Fuorigrotta dove – come accaduto ieri sera – i milanisti hanno spadroneggiato e insultato indisturbati Napoli, il Napoli e i propri giocatori. Altrove non sarebbe stato possibile. I napoletani che hanno lasciato Napoli, si emozionano alla vista delle maglie azzurre. Non rivendicano nulla. Sono riconoscenti della gioia che fin qui questa stagione ha portato loro.

È inutile incaponirsi. La distanza è incolmabile. Coerenza vorrebbe che Napoli desse vita alla propria squadra. Una squadra napoletana secondo i canoni cari alla tifoseria organizzata e a quelli che più o meno silenziosamente li appoggiano. Il Napoli di De Laurentiis è la squadra dei fuori sede, di coloro i quali portano Napoli nel Dna e vanno incontro al mondo. Come peraltro si conviene a una città capitale del Mediterraneo. L’esatto contrario dell’arroccamento culturale che siamo costretti a subire ormai da ben più di un decennio.

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