Aveva 89 anni. Le Parisien: “Mezzo marocchino, è stato figlio del mondo. Oggi forse non avrebbe giocato per la Francia”. Diceva: “Il mio record? Non lo batteranno più”
Just Fontaine è morto a 89 anni, a Tolosa. Una leggenda del calcio mondiale, famoso soprattutto per il record di gol segnati in una singola edizione di un Mondiale: in Svezia, nel 1958, ne fece tredici. Tutti lo ricordano per Pelé, quel Mondiale. Da quel momento e per tutti i 65 anni a venire gli avrebbero chiesto se qualcun altro sarebbe stato in grado di battere quel record. Lui, una volta, stanco della domanda rispose con la consueta ironia:
“Siamo nell’anno 4000 d.C. Gli archeologi scoprono una mummia. Si muove: l’uomo dentro è ancora vivo. È incredibile! Quando la mummia viene finalmente liberata, la prima cosa che chiede è: il record di gol in Coppa del Mondo di Just Fontaine è stato finalmente battuto? Tra 2000 anni, se giocheremo ancora a calcio, è del tutto possibile che continueremo a porre questa domanda. E la risposta è probabile che sia “no, ancora no”.
In realtà, scrive Le Parisien che ne fa un bel ritratto, gli dava fastidio essere ricordato solo per quei 13 gol: “Sono sempre stato ridotto a questo record. Io invece non l’ho mai evocato”. Era pur sempre uno che in 21 presenze in nazionale aveva fatto 30 gol.
S’era dovuto ritirare dal calcio a 27 anni, per una doppia frattura. Negli anni 50 funzionava così: certe cose non si curavano, un grave infortunio ed era finita.
“Fontaine indossa ancora i colori del Nizza e poi fa parte del Reims dei record, dove vince tre titoli di campione di Francia e, una Coupe de France. Gioca anche la finale di Coppa dei Campioni contro il Real nel 1959.
Dopo l’infortunio Fontaine diventa allenatore. Per sole due partite, nel 1967 allena la nazionale francese (“non sono stato pagato, quindi è stato facile licenziarmi dopo due sconfitte”, scherzava). Per tre anni, dal 1973 al 1976, è stato l’allenatore di un club molto giovane: il Paris Saint-Germain. Fu licenziato perché i dirigenti dell’epoca lo criticarono per essere troppo vicino ai giocatori: “Giocavo a carte con loro. Non è piaciuto”.