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E’ morto Just Fontaine, l’uomo che segnò 13 gol in un Mondiale (quello che tutti ricordano per Pelé)

Aveva 89 anni. Le Parisien: “Mezzo marocchino, è stato figlio del mondo. Oggi forse non avrebbe giocato per la Francia”. Diceva: “Il mio record? Non lo batteranno più”

E’ morto Just Fontaine, l’uomo che segnò 13 gol in un Mondiale (quello che tutti ricordano per Pelé)

Just Fontaine è morto a 89 anni, a Tolosa. Una leggenda del calcio mondiale, famoso soprattutto per il record di gol segnati in una singola edizione di un Mondiale: in Svezia, nel 1958, ne fece tredici. Tutti lo ricordano per Pelé, quel Mondiale. Da quel momento e per tutti i 65 anni a venire gli avrebbero chiesto se qualcun altro sarebbe stato in grado di battere quel record. Lui, una volta, stanco della domanda rispose con la consueta ironia:

“Siamo nell’anno 4000 d.C. Gli archeologi scoprono una mummia. Si muove: l’uomo dentro è ancora vivo. È incredibile! Quando la mummia viene finalmente liberata, la prima cosa che chiede è: il record di gol in Coppa del Mondo di Just Fontaine è stato finalmente battuto? Tra 2000 anni, se giocheremo ancora a calcio, è del tutto possibile che continueremo a porre questa domanda. E la risposta è probabile che sia “no, ancora no”.

In realtà, scrive Le Parisien che ne fa un bel ritratto, gli dava fastidio essere ricordato solo per quei 13 gol: “Sono sempre stato ridotto a questo record. Io invece non l’ho mai evocato”. Era pur sempre uno che in 21 presenze in nazionale aveva fatto 30 gol.

S’era dovuto ritirare dal calcio a 27 anni, per una doppia frattura. Negli anni 50 funzionava così: certe cose non si curavano, un grave infortunio ed era finita.

“In un altro secolo – scrive Le Parisien – forse non avrebbe mai indossato la maglia della Francia, che ha onorato 21 volte dal 1953 al 1960. Nacque a Marrakech in un giorno d’estate del 1933. A quel tempo, il Marocco era un protettorato francese e per tutto il suo vita, “Justo” mantenne la doppia nazionalità. Fontaine è stato un figlio del mondo, frutto dell’amore di un padre francese che lavorava in un’azienda di tabacchi e di una madre spagnola che ha avuto sette figli. Il ragazzo del quartiere Guéliz scoprì la palla tonda in casa a Marrakech e si nutrì delle gesta di due dei più grandi giocatori nordafricani dell’epoca: Larbi Benbarek e Mario Zatelli, futuro allenatore del Marsiglia. Fu lui il primo a notare le doti del piccolo Justo, soprannome datogli dalla madre. Nel 1953, Zatelli era l’allenatore del Nizza e portò attraverso il Mediterraneo un giovane di 20 anni che si stava ancora godendo il periodo di massimo splendore dell’US Marocaine a Casablanca. Nello stesso anno 1953, il 17 dicembre, Fontaine fu selezionato per la nazionale francese. I Blues affrontano il Lussemburgo, vincono 8-0 e Just Fontaine mette a segno una tripletta. Questa prima selezione rimane tuttavia senza futuro. La squadra francese che partecipò ai Mondiali in Svizzera nel 1954 volò via senza di lui”.

“Fontaine indossa ancora i colori del Nizza e poi fa parte del Reims dei record, dove vince tre titoli di campione di Francia e, una Coupe de France. Gioca anche la finale di Coppa dei Campioni contro il Real nel 1959.

Dopo l’infortunio Fontaine diventa allenatore. Per sole due partite, nel 1967 allena la nazionale francese (“non sono stato pagato, quindi è stato facile licenziarmi dopo due sconfitte”, scherzava). Per tre anni, dal 1973 al 1976, è stato l’allenatore di un club molto giovane: il Paris Saint-Germain. Fu licenziato perché i dirigenti dell’epoca lo criticarono per essere troppo vicino ai giocatori: “Giocavo a carte con loro. Non è piaciuto”.

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