L’ex presidente francese al centro di una nuova indagine sull’assegnazione della Coppa del mondo: Doha avrebbe finanziato di nascosto la sua campagna elettorale
Il presidente francese Nicolas Sarkozy, nel 2010, aveva un interesse non politico a sostenere il Qatar nel suo dossier di candidatura ai Mondiali? E se è così, ha beneficiato di eventuali ritorni o no? E’ la una domanda che si pongono i magistrati incaricati di indagare sui sospetti di corruzione per l’assegnazione della Coppa del Mondo. Ne scrive di nuovo L’Equipe, dopo che tutta la stampa francese, France Football in primis, aveva già raccontato il “famoso pranzo all’Eliseo del novembre 2010, durante il quale Nicolas Sarkozy avrebbe cercato di assicurarsi il voto di Michel Platini per il Qatar”.
Nel corso dei loro successivi rapporti e articoli – scrive L’Equipe – la polizia e i media hanno da allora calcolato diverse ragioni economiche per questo intenso lobbismo da parte dell’ex capo di stato: ad esempio, la possibilità per le grandi aziende francesi del CAC 40 di aggiudicarsi contratti in Qatar, la creazione di beIN Sports o l’acquisizione del PSG da parte di QSI (acquisizione che avverrà a giugno 2011).
“Secondo le nostre informazioni – scrive il quotidiano francese – il 14 novembre la Procura finanziaria nazionale (PNF) ha emesso ufficialmente una nuova ipotesi: per ringraziare Nicolas Sarkozy del suo impegno, il Qatar avrebbe coperto parte delle spese della sua campagna presidenziale, che non erano state dichiarate nel 2007″. C’è il rischio di una nuova indagine penale.
“Tutto inizia nel gennaio 2020 – racconta ancora L’Equipe – Il giudice Marc Sommerer, incaricato dell’indagine giudiziaria su possibili atti di corruzione che circondano l’assegnazione della Coppa del Mondo 2022 al Qatar, riceve un rapporto intrigante dall’Ufficio anticorruzione (OCLCIFF). La polizia spiega di aver consultato gli archivi della Presidenza della Repubblica e di aver portato alla luce lettere scritte nel 2011 e nel 2012 da un certo François de La Brosse, capo della società ZNZ. Quest’ultimo è un pubblicitario e uomo d’affari il cui fratello Thierry, ora deceduto, era direttore generale di OM. François de La Brosse racconta nei suoi scritti di aver svolto servizi di comunicazione dal 2006, che non sarebbero stati fatturati né all’Eliseo, né integrati nei conti elettorali di Nicolas Sarkozy. Quattro anni dopo, con l’azienda ormai sull’orlo del fallimento, si rivolge a Claude Guéant, ex segretario generale dell’Eliseo, e a Nicolas Sarkozy, per pensare a una via d’uscita dalla crisi. Sempre secondo questi documenti, una soluzione sembra essere stata trovata nell’autunno del 2011. Grazie all’attivismo di Claude Guéant, è prevista una “joint venture” tra ZNZ e “la società di comunicazione Qmedia”, rappresentata dal genero del premier del Qatar. Nell’ambito di questa nuova partnership con il Qatar, la società di François de La Brosse avrebbe ricevuto un primo trasferimento di 600.000 euro nel settembre 2011″.
L’Equipe scrive di ulteriori fatture per 2 milioni di euro.
La Polizia francese ritiene che questi fatti possano “assumere un risvolto penale”. Il rapporto OCLCIFF è tornato nelle mani del PNF, che lo ha trasmesso al giudice Aude Buresi, responsabile dell’inchiesta aperta sul finanziamento libico della campagna elettorale 2007 di Nicolas Sarkozy, che però in un documento consultato da L’Équipe, spiega di essere proprio alla fine della sua indagine (conclusa il 21 ottobre 2022) e di non voler svolgere ulteriori indagini in un caso che dura già da nove anni.
Il caso lo riapre dunque il giudice Serge Tournaire, di stanza a Nanterre per tre anni. Ora incaricato delle indagini sull’assegnazione dei Mondiali, il magistrato sembra molto interessato alla parte del caso che riguarda François de La Brosse.