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Doping e morti premature, El Mundo torna su Vialli e Mihajlovic: «Tutti sanno da 50 anni»

Il quotidiano spagnolo ricorda l’abuso di Micoren, scrive di “sofisticatissime tecniche italiane” e ricorda le positività di Guardiola, Stam, Couto, Davids

Doping e morti premature, El Mundo torna su Vialli e Mihajlovic: «Tutti sanno da 50 anni»
1988 archivio Storico Image Sport / Sampdoria / Gianluca Vialli / foto Imago/Image Sport

C’è un legame tra i tragici casi di Vialli e Sinisa Mihajlovic, figura della stessa generazione, con il doping di massa? Se l’è chiesto anche El Mundo, che riprende il dibattito delle scorse settimane scoppiato in Italia dopo le morti di Vialli e Mihajlovic e il disvelamento pubblico dei timori di moltissimi ex calciatori degli anni 70, 80 e 90.

“Io stesso devo ammettere che mi è passato per la testa – dice al giornale spagnolo Douwe de Boer, uno dei massimi esperti europei in materia di doping – Tuttavia, dobbiamo stare molto attenti se cerchiamo di collegare questi casi senza un’indagine adeguata”.

Dal suo ufficio all’Università di Maastricht, il ricercatore olandese riconosce che l’assunzione di steroidi anabolizzanti, comunemente usati in Serie A dagli anni ’80, è correlata allo sviluppo di tumori al fegato: “Dopo la somministrazione orale, queste sostanze passano attraverso il fegato prima di penetrare nel resto del corpo. Inoltre, la via orale è associata a dosi relativamente elevate, il che aggrava i problemi”.

El Mundo ricorda le positività di Edgar Davids, Pep Guardiola, Fernando Couto o Jaap Stam, tutti per nandrolone. Mesi dopo i quattro furono assolti.

El Mundo scrive anche di “sofisticatissime tecniche italiane”. “Il Micoren, lo stimolante più popolare degli anni ’70, ingerito come una volgare caramella, si è evoluto in EPO, ormoni della crescita, antinfiammatori o creatina”.

Quei tempi di interessi bastardi e di presidenti senza scrupoli sono stati duramente descritti da Carlo Petrini nella sua autobiografia “Nel fango del dio pallone”: «Il nostro calcio sta diventando sempre più mafioso e chi infrange l’omertà è visto come un pentito di Cosa Nostra: un traditore, un infame, un codardo. Devono proteggere a tutti i costi i miliardi che sono messi in gioco», scriveva l’ex attaccante di Genoa e Roma scomparso nel 2012 all’età di 64 anni.

El Mundo scrive polemicamente che “logicamente il primo pentito doveva essere uno straniero”, riferendosi a Zdenek Zeman. E ricorda le 40.000 pagine di atti firmati del sostituto procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, “tifoso della Juventus a cui non tremava la mano nel chiamare a testimoniare idoli bianconeri come Alessandro Del Piero, Zinedine Zidane, Roberto Baggio o lo stesso Vialli”. Ricorda il dottor Riccardo Agricola, condannato a 22 mesi di reclusione per aver somministrato Epo tra il 1994 e il 1998, prima di essere poi assolto nel 2007 dalla Corte di Cassazione.

El Mundo scrive che Guariniello “tra il 2004 e il 2008 ha esaminato più di 30.000 calciatori, attivi tra il 1961 e il 2008, dimostrando che l’incidenza della Sla era di 143 casi ogni 100.000 abitanti, un dato 24 volte superiore a quello della popolazione maschile italiana”.

E dunque la domanda iniziale. “La combinazione di Epo con ormoni della crescita, insulina, testosterone o cortisolo, soprattutto se assunti da persone sane ad alte dosi, può aumentare il rischio di cancro, poiché la maggior parte di essi mostra un forte effetto proliferativo combinato e aumenta la divisione di alcune cellule staminali”, risponde al Mundo Perikles Simon, un esperto di doping dell’Università di Magonza.”Tutti conoscono le risposte da 50 anni, ma non c’è la volontà di cambiare il sistema”.

«Non riusciremo a farci un’idea corretta di quale sia la probabile causa, a meno che gli ex calciatori non inizino a parlare apertamente di dosi, sostanze e tentativi di doping, includendo presumibilmente farmaci nelle sperimentazioni cliniche»

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