ilNapolista

Il Napoli perde? Allora è colpa del turn over, anche se le riserve stavano vincendo

Come al solito a ogni sconfitta segue dibattito che raramente tiene conto della realtà ma procede seguendo schemi prestabiliti

Il Napoli perde? Allora è colpa del turn over, anche se le riserve stavano vincendo
Ci Napoli 17/01/2023 - Coppa Italia / Napoli-Cremonese / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Stanislav Lobotka

È il risultato che fa la differenza. È sempre e solo il risultato. Dal risultato discendono le filosofie, le “correnti di pensiero” e tutto quel che ben conosciamo. È il risultato che orienta il dibattito che peraltro parte dalla infantile premessa che non si debba mai perdere. Ha voglia De Zerbi a dire: “Voglio vincere, ma racchiudere tutto nel risultato non ha senso. Non è il valore che do al calcio”. Se non avesse battuto 3-0 il Liverpool e se il Brighton non fosse settimo in classifica in Premier, col piffero che Repubblica gli dedicava una pagina e mezza di intervista.

Se ieri sera il Napoli avesse battuto 2-1 la Cremonese, come il 98% degli spettatori stava pensando all’85esimo, avremmo letto articolesse e commenti social elogiativi del signor Spalletti e della profondità della rosa. Della capacità di sfruttare tutti gli elementi a disposizione, di saper gestire armoniosamente i momenti della stagione. E altre considerazioni di questo tipo.

Invece, come sappiamo, la Cremonese ha prima pareggiato e poi vinto ai rigori. Il Napoli è stato eliminato. Che succede? Che parte la polemica sulla formazione iniziale scelta dal tecnico toscano. Polemica che noi troviamo lunare da un punto di vista cartesiano. Spalletti schiera quello che abbiamo definito il Napoli B. Un solo titolare confermato dopo la Juventus: il portiere Meret. Quindi squadra rinnovata per dieci undicesimi. Almeno fino al 65esimo quando Spalletti decide di mettere in campo un bel po’ di titolarissimi.

Attenzione. Il Napoli B resta in campo 65 minuti. E al 65esimo il punteggio è Napoli 2 Cremonese 1. Con gli azzurri che sono bravi a ribaltare in tre minuti l’iniziale vantaggio lombardo. Prima il pareggio di Juan Jesus e poi il gol di testa di Simeone. In più nella ripresa solo una follia calcistica di Ndombele impedisce di segnare il 3-1 con un contropiede quattro contro due.

È a questo punto che Spalletti dichiara conclusa l’esperienza di quelle che definiamo riserve. Fuori Raspadori (vera nota negativa della serata). Fuori Gaetano. Fuori Zerbin. E poi fuori Ostigard. Fuori Elmas. Fuori Ndombele. È con i sei titolarissimi entrati – Anguissa, Politano, Lobotka, Kim, Zielinski e Osimhen (l’unico a salvarsi) – che il Napoli perde la partita.

Allora che c’entra la formazione iniziale? Ogni sconfitta ha più di una motivazione. Qualcuna l’ha offerta Spalletti che ha ricordato le occasioni sprecate e soprattutto le distrazione in occasione del pareggio. Non c’era quella determinazione feroce necessaria per chiudere e vincere le partite. Magari bisogna fare i conti con un’inconsapevole resistenza a giocare tre manifestazioni ad alto livello fino alla fine. È vero che i bookmakers accreditavano il Napoli di un potenziale triplete, ma una cosa sono i divertissement e un’altra la realtà. Non è che si diventa il Barcellona di Guardiola o Luis Enrique da un anno all’altro. Si potrebbe prendere atto che il Napoli è una bella squadra, che sta dominando in Italia e in parte anche in Europa, ma non può essere considerata una grande squadra, una squadra cannibale come quelle che hanno segnato la storia del calcio. Ci sembra una ovvietà. Così come ci sembra una ovvietà ricordare che la formazione iniziale ha inciso zero sulla sconfitta. Anzi, semmai – dati alla mano – potrebbe essere portata avanti la tesi opposta: il Napoli avrebbe vinto se Spalletti avesse lasciato in campo il Napoli B? Questa è una polemica accettabile.

Ricordando che in campionato a Cremona, con i titolarissimi, si era sull’1-1 fino al 76esimo, facciamo un passo indietro a Napoli-Juventus, sempre a proposito del risultato che orienta il dibattito. È rimasto negli occhi il roboante 5-1. Ma, a nostro avviso, è nel primo tempo che il Napoli si è mostrata grande squadra. Perché nel primo tempo ha fatto due tiri in porta e ha segnato due gol. Mentre la Juventus si è comportata da squadra sfavorita, che ci prova ma colpisce un incrocio dei pali, ha un’occasione con Milik, sfiora il 2-2 su una possibile autorete. Ma chiude sotto. Il secondo tempo poi è un diluvio. Ma, paradossalmente, è meno interessante. Non si possono giocare le partite sempre così. È nei primi 45 minuti, con due gol su due palloni più o meno casuali, che il Napoli ha mostrato la sua ferocia.

Ferocia che ieri sera nei titolarissimi non c’era, fatta eccezione per Osimhen. Si può discutere di tutto ma nella sconfitta ai rigori l’unico tema che non ha dimora è quello riguardante la formazione iniziale. Anche se è più comodo prendere la cartellina già bell’e pronta con su scritto “eccesso di turn over”.

ilnapolista © riproduzione riservata