A La Repubblica: «Sono stato a casa sua a Milano, abbiamo parlato di calcio per ore. Pelé? La sua vanità non è mai stata più grande della sua intelligenza».
La repubblica intervista Paulo Roberto Falcao, direttore dell’area sportiva del Santos. Fu l’ultimo allenatore di Pelé nel 1990, per un’amichevole.
«E poi sono stato l’unico a portarlo in Italia. Lavoravo a Domenica In alla fine degli anni 80: conducevano Lino Banfi e Toto Cotugno, io facevo una pagina sportiva. Una volta dissi: “Faccio un’intervista con Pelé”. Lino era incredulo, pensava scherzassi: “Pelé? Ma davvero?”. E invece lui fu felicissimo di fare questa intervista con me, fu una cosa molto bella».
Come era nato il vostro rapporto? Falcao risponde:
«Abbiamo giocato contro nel 1974. Prima che andasse in America, io ero nell’Internacional. Poi negli anni ci siamo incontrati varie volte e c’è sempre stato, spontaneamente, un rapporto molto bello. L’ho anche allenato per la sua ultima partita».
Era un’amichevole, giusto?
«Nel 1990, sì: lui festeggiò i suoi 50 anni a San Siro: Brasile contro Resto del mondo. Io allenavo il Brasile. Ero certo si sarebbe presentato solo il giorno della partita, lui era Pelé, non doveva dimostrare nulla. Invece è venuto ad allenarsi il giorno prima. E ha corso, ha urlato ai compagni, ha faticato: come se giocasse ancora».
Ci racconta Pelé in una frase? Falcao:
«La sua vanità non è mai stata più grande della sua intelligenza. Era immenso perché sapeva, era cosciente, della sua importanza per la gente, i tifosi. E non ha mai fatto qualcosa per approfittarne. La sua genialità superava il calcio giocato: nella vita era sempre due o tre ragionamenti avanti agli altri. E ti impressionava la sua umiltà. Trattava giocatori di un livello molto basso come se fossero di un livello molto superiore al suo. Aveva questa capacità di fari sentire importante solo parlandoti».
Torniamo al calcio e all’Italia: chi lo vince il campionato?
«Mi incuriosisce la partita tra Napoli e Inter. Spalletti è molto, molto bravo. Sono stato a casa sua a Milano, abbiamo passato quattro o cinque ore a sera a parlare di calcio. È una persona splendida e un allenatore eccezionale».