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Comandano Napoli e Roma, nasce il governo del Centro-Sud del calcio italiano

L’occasione è irripetibile, tenere Milano e Torino fuori dalla Champions. La sfida per De Laurentiis, Lotito e Friedkin è riuscire a fare sistema e creare un nuovo sistema di potere

Comandano Napoli e Roma, nasce il governo del Centro-Sud del calcio italiano
French former President Nicolas Sarkozy (L) and Napoli's president Aurelio De Laurentiis (R) attend prior to the UEFA Champions League Group C football match between Paris Saint-Germain and SSC Napoli at the Parc des Princes stadium, in Paris, on October 24, 2018. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Lazio-Milan è finita 4-0. Al termine del girone d’andata la classifica di Serie A recita: Napoli primo con 50 punti, secondo il Milan con 38, terzi a pari merito Lazio, Roma e Inter con 37. Poi l’Atalanta a 35. La Juventus, che ha avuto 15 punti di penalizzazione, ne ha 23. Come detto ieri sera, da quando esiste la Champions League non è mai successo che Inter Milan e Juve ne rimanessero tutte e tre fuori. È un’occasione storica per sferrare un attacco all’establishment del calcio italiano, al potere consolidato che vuole il Nord storicamente stra-dominatore del campionato di Serie A e il Centro-Sud costretto a raccogliere le briciole delle briciole. A vivere di elemosina. In tutto gli scudetti sono sette: tre della Roma, due del Napoli e due della Lazio. Ci sarebbe il Cagliari che politicamente, più che geograficamente, dovrebbe essere Centro-Sud.

Quella in corso potrebbe essere una stagione storica. Il campo dice che comanda Napoli, domina Napoli, ma Roma è ben messa. Ci sono tutte le condizioni calcistiche per celebrare la nascita del governo del Centro.-Sud del calcio italiano. Se solo ci fosse consapevolezza politica e capacità di mettere da parte asperità individuali.

Napoli e Roma hanno un’opportunità quasi unica. Che peraltro si sono costruite innanzitutto grazie alla competenza e alla solidità economico-finanziaria. De Laurentiis, Lotito e Friedkin hanno la possibilità di dare una spallata all’asse Milano-Torino. Sta avvenendo uno stravolgimento economico-finanziario del calcio italiano. Se ne parla poco soltanto perché al Nord è rimasto ancora il potere mediatico. John Elkann è proprietario di Repubblica e Stampa, e stamattina con dolore ci è toccato leggere interviste imbarazzanti firmate da prestigiosi attori del giornalismo italiano. Si dirà che il giornalismo ormai conta fino a un certo punto, essendosi condannato da solo all’irrilevanza. In parte è vero ma comunque crea rumore di fondo. E il rumore di fondo distrae, disorienta, condiziona. Quella mediatica è un’arma che il nascente del governo del Centro-Sud dovrebbe imparare ad utilizzare. Con visione, possibilmente. Senza provincialismi da cortile.

Il Nord è a pezzi. La Juventus versa in uno stato a dir poco complesso, diciamo che è in rianimazione. Sta cominciando a pagare le conseguenze di una gestione scellerata e infantile, oltre che illecita. Non le è bastata nemmeno la copertura mediatica. E in questi anni ha potuto piazzare certi colpi di mercato anche grazie a operazioni contabili a dir poco audaci e a mamma Fiat (quel che ne resta). L’Inter sta messa un po’ meglio, nel senso che non è stabilmente in sala rianimazione. Ma rischia di entrarci. Le difficoltà dell’Inter riflettono quelle del gruppo Suning in Cina. I media non lo dicono ma i nerazzurri hanno perso appeal. Skriniar vuole andar via. È rientrato Lukaku solo perché ha miseramente fallito il ritorno in Premier. Lo stesso vale per il Milan dove Leao sta solo aspettando di scappare. I grandi calciatori non ci pensano proprio di andare a Milano. La capacità attrattiva dei rossoneri è quasi pari a zero. Scontano anche un deficit di competenza: il Milan ha acquistato De Ketelaere e lo ha pagato più del doppio di Kvaratskhelia. Il paragone calcistico lo evitiamo per carità di patria.

Lo ripetiamo: senza grancassa mediatica, Juventus Inter e Milan sarebbero raccontate per quelle che sono. Vecchia nobiltà in difficoltà. Viale del tramonto. Napoli Roma e Lazio sono la borghesia che dovrebbe compattarsi, fare squadra e mordere. Dar vita al 14 Luglio.

Calcisticamente la rivoluzione sta avvenendo. L’operazione è più complessa a livello politico. Bisognererebbe comportarsi meno da cani sciolti, e più in maniera sistemica. E soprattutto avere la ferocia – spargimento di sangue solo metaforico, of course – dei Robespierre e dei Saint-Just. Su questo punto siamo scettici. Bisogna compiere uno sforzo e reagire alla gregarietà culturale, al provincialismo che da sempre contraddistingue le due piazze. Anche a livello mediatico. Comandare vuol dire dotarsi di classe dirigente, a tutti i livelli. Questa è la sfida più intrigante e complessa.

L’occasione è ghiotta, il campo sta offrendo un’occasione storica. Non solo in Serie A dove peraltro giocano anche il Lecce e la Salernitana fin qui in ottima posizione di classifica. In testa al campionato di Serie B ci sono Frosinone e Reggina, col Bari al quarto posto. Il prossimo anno il calcio italiano potrebbe avere Napoli Roma e Lazio in Champions League (più l’Atalanta) e otto squadre del Centro-Sud in Serie A: Napoli, Roma, Lazio, Lecce, Salernitana, Frosinone, Reggina, Bari.

Le condizioni ci sono tutte e sono irripetibili. Perdere questo treno significherebbe dover prendere atto che il Centro-Sud non è attrezzato politicamente e culturalmente per comandare e creare un sistema di potere. E che invece funziona solo individualmente e da cani sciolti. A quel punto, se l’occasione dovesse svanire, ci rimarrebbe solo la lamentazione e ce la saremmo meritata.

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