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Valdano: «Menotti ci convocò e ci disse: “date sempre la palla a Maradona, dei geni bisogna abusare”»

Al Guardian: “Facemmo una riunione e lo cacciò dalla stanza, non voleva che sentisse. I Mondiali sono le competizioni dei grandi giocatori”

Valdano: «Menotti ci convocò e ci disse: “date sempre la palla a Maradona, dei geni bisogna abusare”»
1986 archivio Storico Image Sport / Argentina / Diego Armando Maradona / foto Imago/Image Sport

Valdano e Maradona. Uno poi pensa che Fuga per la vittoria era solo un film. E insomma, mica tanto. Perché quella storia che a Pelé dai il pallone e poi ci pensa lui, per alcuni – in senso lato – funzionava proprio così. Pochi, pochissimi. Tipo Maradona. Jorge Valdano racconta in un’intervista al Guardian che quello era uno schema dell’Argentina di Menotti: “Un giorno Menotti convoca una riunione di gruppo. Quando arriviamo, dice a Maradona che non gli è permesso entrare; non vuole che ascolti cosa dirà di lui. Maradona se ne va. Ci fa sedere e dice: ‘Bene, devo chiedervi una cosa. Quante volte pensate di dovergli dare la palla durante la partita? C’è una pausa e Menotti dice: ‘Tutte le volte. Bene, dite a Maradona di rientrare’. Non è un bene per lui saperlo, ma è un bene ‘abusare’ di un genio. Lui vince la partita“.

Valdano parla per forza di cosa delle grandi individualità. Del Mondiale che è campo loro: “Le prestazioni dei grandi giocatori sono importanti perché i Mondiali vengono definiti attraverso di loro. Il 1970 era Pelé; il 1986 era Maradona e i suoi. Ecco perché è un vero peccato che Sadio Mané non sia qui, che Erling Haaland non ci sia. È bellissimo vedere Mbappé, che sembra avere tempo per tutto: può fare tutto, e poi segnare il gol. Mentre con Messi, si tratta del suo cervello che identifica l’opportunità di far parlare il suo talento, anche senza la condizione fisica. Ha meno ma sta dando di più. Stiamo vedendo individui contro sistemi, che ci riportano al calcio da cui proveniamo. Questo è un momento di uniformità, le nazionali si assomigliano. Il calcio, come sempre, ci racconta il mondo”.

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