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«Il vero capolavoro di Maradona non è stato il Mondiale, è stato vincere lo scudetto a Napoli»

L’analisi di Juanma Lillo su The Atheltic: “Messi sarebbe più grande perché ha vinto il Mondiale? E se la Francia avesse segnato il 3-2? I perché sono come i culi, tutti ne hanno uno”

«Il vero capolavoro di Maradona non è stato il Mondiale, è stato vincere lo scudetto a Napoli»
Argentina's forward #10 Lionel Messi sits on the ground during the Qatar 2022 World Cup Group C football match between Argentina and Saudi Arabia at the Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on November 22, 2022. (Photo by Odd ANDERSEN / AFP)

“Quindi ora, poiché l’Argentina ha segnato i rigori, Lionel Messi è migliore di Diego Maradona. Mi fa ridere che siamo caduti nella volubilità delle vittorie e delle sconfitte”. Juan Manuel Lillo, che di mestiere adesso fa l’allenatore dell’Al-Sadd, ma che è anche stato per un paio d’anni il secondo di Guardiola al Manchester City, mette una specie di parola fine alla questione “meglio Maradona o Messi” nella sua rubrica su The Athletic.

Lillo scrive che se la Francia avesse segnato una delle quattro occasioni che ha avuto sul 2-2 ora magari staremmo parlando d’altro. “Dove starebbero gli analisti intelligenti, quelli che cercano il perché? Sto parlando di quelli che si siedono davanti a una pagina bianca e dicono: Amico mio, ti spiego perché. Il risultato è arrivato per questo, questo e questo… I perché sono come i culi: tutti ne hanno uno. Tu hai il tuo culo, io ho il mio, e una volta che il gioco è finito, posso applicare qualunque “perché” voglio per spiegare cosa è successo”.

“Il problema – per Lillo – è che sul risultato vengono scritte intere tesi di dottorato. È come comprare un biglietto dopo la lotteria”. Sulla questione Messi-Maradona va dritto per dritto: “Quindi se Kolo Muani segna quel gol, Messi non va più bene? Con tutto quello che ha fatto questo ragazzo nel calcio!”.

“Cosa aveva fatto Messi prima di vincere la Coppa del Mondo? Beh, cose meravigliose, cose geniali! Ma Maradona ha fatto quello che ha fatto nel 1986, quindi quello è stato il punto di riferimento… OK, ma la cosa davvero speciale è stata andare al Napoli e farlo campione”.

Poi, scrive, è stata “curiosa la prestazione della Francia in finale. Era come se stessero facendo fatica a trovare se stessi, come se dovessero sentirsi morti per tentare di uccidere”. E torna sul “Dostoquismo”, l’ossessione per i due tocchi. “C’è qualcosa di peggio dei dos toques: il loro uso improprio”. Perché “Messi e Mbappe arrivano e dicono ‘No’, perché le cose più meravigliose che fanno implicano più di due tocchi. Useranno il numero di tocchi richiesti dalla mossa. A volte due, a volte tre, a volte otto”.

Secondo Lillo bisogna rompere il muro degli schemi, anche in senso lato: “L’altro giorno ho visto un documentario sulla squadra del Camerun ai Mondiali del 1990 — Green Lions: Cameroon 90. Ho trovato una cosa che mi ha fatto riflettere molto. Hanno chiesto a uno dei giocatori, l’attaccante Bonaventure Djonkep, come giocavano a calcio. Certo, non avevano televisori, non sapevano nulla di metodi o sistemi. Ma guarda la risposta: ha detto che imitavano la loro stessa immaginazione. Meraviglioso. Hanno ascoltato le partite alla radio, hanno immaginato e il giorno dopo hanno giocato, cercando di mettere in scena ciò che la loro immaginazione permetteva loro di fare. Vedere qualcosa e volerlo rappresentare sta già risvegliando la creatività, ma immagina di provare a fare qualcosa che non hai nemmeno visto… incredibile. Dove dovremmo andare per trovarlo ora, per far emergere di nuovo un talento puro come Maradona?”

“Ormai tutti hanno trovato un posticino per sé nel calcio. Se Maradona segnasse un calcio di punizione da 30 metri nell’incrocio dei pali, ci sarebbero sette persone che affermano che è il loro gol. L’analista gli ha detto che il portiere fa un piccolo passo a lato. Il preparatore atletico gli ha fatto un massaggio perfetto. Il dietologo gli ha cucinato la migliore cipolla caramellata. Non ho nemmeno nominato lo psicologo, che gli ha fatto un discorso spettacolare. A chiunque tu possa pensare, faranno della loro dittatura il loro dipartimento. Oh, e l’allenatore… è lo stesso. Alla fine, l’unico che non ha battuto il calcio di punizione è stato Maradona”.

“Anni fa, Santiago Segurola scriveva su El Pais che ‘il contorno aveva mangiato la bistecca’. Stiamo vivendo qualcosa di ancora peggiore: abbiamo iniziato a credere che il contorno sia la bistecca, che tutto ciò che riguarda il calcio sia più importante dei giocatori e del gioco stesso”.

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