La domanda di Josh Glancy, presente allo stadio quando il collega si è sentito male, che racconta quei drammatici momenti e l’assenza di un defibrillatore

Josh Glancy, giornalistica britannico di ‘The Times‘, ha raccontato gli attimi del terribile malore di Grant Whal, il giornalista statunitense che ha perso la vita nel finale della sfida tra Olanda e Argentina
Glancy ricorda gli attimi in cui si sono accorti del malore del collega e in cui tutti hanno urlato perché accorresse un medico
«I medici sono arrivati in fretta. Mi sono sentito momentaneamente rassicurato. Forse è stato un attacco. Forse aveva bisogno di un epipen. Ma hanno iniziato rapidamente una rianimazione cardiopolmonare e l’intera scatola della stampa è stata presa dall’ansia. Una rianimazione cardiopolmonare è un segno terribile. Il suo cuore deve essersi fermato.
Glancy ha sottolineato anche il contrasto tra le urla che arrivavano dal campo e dagli spalti e l’angoscia che cresceva in sala stampa col protrarsi delle manovre rianimatorie.
Ma soprattutto il giornalista si pone una domanda “Perché non c’era un defibrillatore?”
“Questa era la domanda che continuavamo a farci, mentre i medici eseguivano la rianimazione cardiorespiratoria senza successo. In questo stadio sda un miliardo di dollari, che ha una suite VIP così sontuosa che include una camera da letto, che ospiterà la finale della Coppa del Mondo, perché non c’é un defibrillatore a portata di mano? Passarono molti minuti e continuavamo ad aspettarci che arrivasse. Ma non è mai successo”
Grant era molto noto in America, ma si era fatto subito conoscere anche in Qatar dove era stato fermato all’ingresso dello stadio perché indossava una maglia arcobaleno, anche questa sarebbe, secondo il fratello di Grant, uno dei motivi per cui lo si è lasciato morire. “Io sono gay ed è per questo motivo che aveva indossato la maglia arcobaleno ai mondiali”, ha affermato, “mio fratello stava bene di salute ma dopo quel gesto aveva ricevuto minacce. Io credo che sia stato ucciso, vi prego ai aiutarmi”.