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Il nipote di Meazza: «Allo stadio la mia bisnonna diede un’ombrellata a un tifoso che lo criticava»

A La Verità: «Mussolini voleva portarlo nella Lazio. Mandò delle persone a casa di sua mamma per convincerlo. Lui non si fece trovare. Voleva restare a Milano».

Il nipote di Meazza: «Allo stadio la mia bisnonna diede un’ombrellata a un tifoso che lo criticava»

Su La Verità un’intervista a Federico Jaselli Meazza, nipote di Giuseppe Meazza, il Peppin. E’ il figlio di Silvana, prima figlia dell’asso degli anni ’30. Federico vive a Madrid, è presidente dell’«Inter club Madrid», con oltre 90 soci. Racconta suo nonno.

«Era un nonno affettuoso, non lo vedevamo tantissimo, viveva a Lissone, ogni tanto veniva a cena da noi. Era una
persona abbastanza schiva. Ricordo che mi regalava spesso portachiavi e distintivi dell’Inter e che ho provato a fare qualche palleggio con lui, ma faceva qualche smorfia, rendendosi conto che non era la mia strada. Quando è mancato, avevo 10 anni e mezzo. Mia nonna Rita, la moglie di Meazza, non l’ho conosciuta, mancò nel 1966, in seguito lui si risposò».

Quando si rese conto di essere il nipote della stella più nota della storia del calcio italiano?

«Soprattutto quando andavamo allo stadio. Aveva la mania di andare sempre via dalla partita un quarto d’ora prima, solo che a volte ci perdevamo dei goal. Ma appena si alzava, in tribuna lo applaudivano tutti e capivo di avere un nonno speciale».

È vero che la madre diede un’ombrellata a un tifoso che lo stava «beccando»? Meazza racconta:

«La mia bisnonna Ersilia, sì, al suo esordio in Nazionale, in Italia-Svizzera. La Svizzera stava vincendo 2 a 0 e i tifosi erano critici sul gioco di mio nonno e sulle scelte di Pozzo. Allora lei ci rimase male e tirò un colpo di ombrello a un tifoso. Poi l’Italia pareggiò e Meazza segnò una doppietta. L’Italia vinse per 4 a 2».

Qualche club di serie A voleva sottrarlo all’Ambrosiana Inter?

«Mussolini voleva portarlo nella Lazio. Mandò persone a lui vicine a casa di sua mamma per convincere il nonno ad andare a Roma. Lui non si fece trovare e la mia bisnonna li liquidò. Nonno era molto legato a Milano, voleva rimanere all’Inter».

 

 

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