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Colpi di testa, dopo i 65 anni i calciatori sono più esposti a malattie neurodegenerative

Lo studio svolto su 145 ex calciatori ha evidenziato problemi degenerativi legati ai tempi di reazione, funzioni esecutive e spazializzazione.

Colpi di testa, dopo i 65 anni i calciatori sono più esposti a malattie neurodegenerative
As Roma 23/10/2022 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Victor Osimhen-Chris Smalling

I calciatori sono a maggior rischio di malattie neurodegenerative dopo i 65 anni rispetto al resto della popolazione a causa dei colpi di testa. È quanto emerge da uno studio dell’Università dell’Est Anglia, in Inghilterra. Lo studio, denominato ‘Score’ e diretto dal dottor Michael Gray, ha preso in esame 145 ex giocatori di età compresa tra 40 e i 50 anni ed ha esaminato quelli che possono essere i traumi da colpi testa e i colpi alla testa ricevuti.

Il dottor Gray spiega:

“È quando raggiungono i 65 anni che le cose iniziano a peggiorare. Sopra i 65 anni hanno le peggiori prestazioni in aree come i tempi di reazione, le funzioni esecutive o la spazializzazione. Questi sono ovviamente i primi segnali di allarme del deterioramento della salute del cervello. Ci darà un quadro molto chiaro del potenziale danno causato dalla ripresa di un colpo alla testa”.

Lo studio non si concluderà con questi risultati ma sarà ampliato e approfondito per vedere quali siano le conseguenze sul cervello. La ricerca si accoda a quella dell’Università di Glasgow, che dimostrava che gli ex giocatori avevano tre volte e mezzo di possibilità di vedersi diagnosticati demenza e Parkinson.

I rischi nel gioco del calcio non sono pochi e per questo molti sportivi o ex sportivi si sono esposti pubblicamente per sensibilizzare le istituzioni a riguardo, non solo sui rischi celebrali. Grandi giocatori del recente passato, come Cech e Chivu, hanno giocato con un elmetto da rugby appunto per evitare di correre rischi.

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