Al CorSera: «Inutile che parli col presidente di Lega se poi c’è un senatore, proprietario di un club e consigliere federale che si muove in autonomia».
Nell’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, il ministro dello Sport Andrea Abodi non risparmia una frecciatina al senatore Claudio Lotito, patron della Lazio che si sta battendo da settimane per la rateizzazione dei debiti fiscali della Lega Serie A, e quindi anche del club che presiede. Abodi, pur ribadendo che il calcio non può essere trattato diversamente dalle altre imprese, se non aiutandolo in qualche modo ad ampliare i suoi ricavi, apre ad un confronto con i vertici istituzionali.
«Colgo questa occasione per invitare a un tavolo di lavoro il presidente federale Gravina, il presidente Casini della serie A e i vertici di tutte le altre leghe per affrontare un percorso di riforme strutturali, sul presupposto che si affrontino i problemi».
Abodi rivendica di non essere contro lo sport. E poi parla di Lotito, senza nominarlo. Che senso ha, dice, dialogare con Casini, che rappresenta i club di Serie A, se poi c’è un senatore che va per i fatti suoi?
«Non vedo perché mi si voglia far passare come persona ostile al mondo dello sport. È un mondo che conosco bene, ho solo voglia di contribuire a migliorarlo. Mi sto confrontando con il presidente Casini e lui sa che da un mese sto lavorando al provvedimento sulla competitività del calcio di A, anche solo per questo mi sarei aspettato un giudizio sospeso. Sembra che i problemi siano nati oggi. In primis, la modifica della legge Melandri per allungare da tre a cinque anni la durata dei contratti di vendita dei diritti tv. Poi il tema dell’antipirateria. Avrei voluto presentare un emendamento governativo in conversione del decreto Aiuti quater, ma nel frattempo ne è giunto un altro proveniente dal Parlamento. Non ho l’ambizione di mettere la firma su un provvedimento, ma mi piacerebbe che ci fosse un minimo di coordinamento altrimenti sembra che ci sia schizofrenia nelle istituzioni. Inutile che parli col presidente di Lega se poi c’è un senatore, proprietario di un club e consigliere federale che si muove in autonomia».
Il ministro sottolinea di non aver «mai alzato un muro» con il mondo del calcio. Continua a spingere per un confronto con le parti in causa. Lo ribadisce più volte, nel corso dell’intervista.
«Spingo per un tavolo di confronto col presidente Casini per consentire al calcio di competere al meglio in Italia e nel mondo. Ma non si possono accampare pretese e poi avere comportamenti impropri e incomprensibili. Tralascio per un momento quelli morali, ma prima o poi anche di questo si dovrà discutere, insieme alla reputazione di questo mondo. Senza reputazione non c’è prospettiva di sviluppo, anche economico».
«Ribadisco la mia disponibilità a discutere con tutte le parti interessate. Quanto al calcio credo ci sia bisogno di un piano industriale, ecco perché dico a Casini, a Gravina, ai consiglieri di Lega e a quelli federali di sederci attorno a un tavolo. Da parte del Governo non c’è pregiudizio, ma un doveroso giudizio nei confronti di certe azioni. Io sono pronto. E voi?».