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La Faz: il tallone di Achille di Binotto è stato non essere un politico com’era Jean Todt

Un errore la sua uscita dalla Ferrari, il finale perfetto di una tipica lotta interna in cui il vicecampione del mondo si sente sconfitto 

La Faz: il tallone di Achille di Binotto è stato non essere un politico com’era Jean Todt
Budapest (Ungheria) 31/07/2022 - gara F1 / foto Scuderia Ferrari Press Office/Image Sport nella foto: Mattia Binotto

L’uscita di Binotto dalla Ferrari è un errore, scrive La Faz. Solo l’ultimo degli errori commessi dalla Scuderia in Formula 1 quest’anno.

È, almeno dall’esterno, il finale perfetto di una tipica lotta politica interna alla Scuderia: il vicecampione del mondo si considera il primo sconfitto. Questo deve avere delle conseguenze. Deve?”.

Binotto non dirà nulla contro la Scuderia che ha servito per decenni prima da tecnico molto apprezzato e poi come capo squadra, scrive il quotidiano tedesco: “non è il suo stile”.

“Se fosse libero di dire quello che pensa, allora inizierebbe la sua difesa con una domanda: non abbiamo forse raggiunto tutti gli obiettivi nella passata stagione?”.

Sì, la Ferrari lo ha fatto, con Binotto.

“Binotto ha riportato in prima fila la sua squadra dallo scandalo manipolazione motori banalizzato dall’associazione mondiale. Le nove pole position di Leclerc non sono bastate per una lotta iridata, ma sono un’indicazione inequivocabile dell’enorme accelerazione. Soprattutto il tentativo di contrastare il passo della Red Bull in gara con una modifica dell’aerodinamica si è rivelato sbagliato. La F1-75, che inizialmente ha funzionato su ogni tipo di pista da corsa, si è trasformata in un bolide capriccioso, a volte imprevedibile. Binotto ha la responsabilità politica come capo squadra. Ma costringere il capo a rinunciare nel primissimo anno della complessa riforma delle regole è stupefacente“.

Nella Formula 1 dovrebbe vigere il criterio della continuità: è quello che paga. E la capacità di inserirsi nel gioco politico, e di riuscire a controllarlo.

La Faz chiama in causa Jean Todt. Con lui, scrive, la dirigenza della Scuderia Ferrari si è trasformata in un’unità difficile da battere per anni.

“Ciò è stato indubbiamente dovuto anche alla capacità di Todt di inserirsi nel gioco politico, a volte di controllarlo. Binotto potrebbe averlo provato”.

“Questo è probabilmente il tallone d’Achille di Binotto: non essere o non voler essere un politico in fondo. La scelta del suo successore, se la stessa voce è vera, conferma il punto di vista della dirigenza Ferrari. Di conseguenza, Frederic Vasseur dovrebbe provenire dalla Sauber. È un ingegnere e un politico tra i capi squadra”.

La Faz: il tallone di Achille di Binotto è stato non essere un politico com’era Jean Todt

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