Al CorSera: «Lui e Galliani mi hanno chiesto opinioni su ogni singolo giocatore. Come ho risollevato il Monza? Con abbracci e colloqui individuali».
Il Corriere della Sera intervista Raffaele Palladino, dal 13 settembre scorso allenatore del Monza, dopo l’esonero di Giovanni Stroppa. Per il club brianzolo allenava già la Primavera. Racconta com’è avvenuto il passaggio alla panchina della prima squadra.
«Il lunedì seguente al pari di Lecce mi telefona Galliani. Mi chiede di raggiungerlo a casa sua per conoscere le mie
idee di calcio. Stiamo un’ora insieme a discutere prima che mi congedi, avvertendomi che il suo desiderio di assegnarmi la prima squadra avrebbe dovuto essere avallato dal presidente Berlusconi».
Così arrivò il nuovo incontro con entrambi, anche con Berlusconi:
«È stata una serata piacevole anche lì, mi hanno chiesto opinioni su ogni singolo giocatore».
È vero che le fu proposta la scelta di subentrare non subito ma durante la sosta di ottobre?
«Sì ma non ho voluto aspettare anche se dopo pochi giorni il calendario ci metteva davanti la Juventus, una partita oggettivamente difficile. Ho avuto coraggio ma era la mia occasione. Nella vita passano dei treni su cui bisogna salire».
Racconta l’incontro con Berlusconi:
«Nel corso di quella cena ha voluto anche informazioni sulla mia vita privata. Era curioso di conoscere Raffaele».
Lo sente spesso?
«Di solito dopo le partite per commentare l’andamento e poi a metà settimana. Vuole sapere com’è il clima, se ci sono infortunati. Poi fa delle considerazioni in base alla sua esperienza, anche al Milan».
Le ha già detto che detesta la costruzione dal basso?
«Ah ma quella anch’io…: che senso ha esagerare con il possesso palla se poi non si finalizza? Si gioca per segnare.
Non ci sono imposizioni, poi certo tutti sappiamo che il modulo dell’albero di Natale ha fatto le fortune del Milan».
Come ha trasformato un gruppo ultimo in classifica nella squadra che ha sbancato il Friuli?
«Ho trovato giocatori demoralizzati, ho lavorato sulla testa anche attraverso il contatto fisico. Li ho abbracciati e
con ciascuno di loro ho avuto colloqui individuali. Ho cercato di dare un’identità e dal punto di vista fisico ho preteso allenamenti intensi».
Palladino, ma secondo lei perché l’hanno scelta?
«L’ho chiesto anch’io a loro nella sera di Arcore. Mi hanno risposto: perché sei un ragazzo intelligente e chi ha queste
doti in ogni campo della vita, anche senza l’apparente necessaria esperienza, arriva».