Repubblica: il suo corpo è una mappa che racconta traumi subiti in mezzo mondo. La madre Giuliana le chiese di smettere

Sofia Goggia una vita nel dolore: da bambina si lesionò crociato e menisco esterno al Trofeo Topolino
Repubblica, con Mattia Chiusano, racconta l’ennesima resurrezione della fuoriclasse bergamasca che è tornata in Coppa del Mondo dopo dieci mesi di inattività e ha chiuso il weekend americano con un primo posto in Super G e un secondo in discesa libera.
Scrive Repubblica:
Lo straordinario ritorno alla vittoria è solo l’ultima tappa di un percorso che più sofferto non si può. Ma lei si rialza sempre, come un cyborg delle nevi che non arretra di fronte a nulla. Farsi male è una costante, da quando da bambina si lesionò crociato e menisco esterno al Trofeo Topolino. Quindi non può che essere costante anche la reazione a questi infortuni, e più crudeli e cruenti sono più lei si impegna a sconfiggerli. Inventandosi soluzioni sorprendenti per filare più veloce del destino.
L’ultimo capitolo è quello che si è chiuso a Beaver Creek, dopo la frattura della tibia e del malleolo tibiale della gamba destra del 5 febbraio. «Un’operazione tra le peggiori che abbia mai fatto» l’ha definita Sofia, durante un percorso in cui l’inattività è stata velenosa quanto il dolore: otto mesi su dieci senza sci.
La madre Giuliana chiese a Sofia Goggia di smettere
In passato la madre Giuliana le ha chiesto di smettere. I genitori la trovarono con entrambe le gambe fasciate dopo una caduta in Coppa Europa, un’altra volta andarono all’aeroporto e la videro uscire in sedia a rotelle. Durante un lungo periodo di riabilitazione Sofia si trasferì a Mantova e non volle vedere nessuno dei familiari. Era il suo modo di leccarsi le ferite, che sarebbero arrivate anche negli anni successivi.
Il suo corpo è una mappa che racconta traumi subiti in mezzo mondo, il ginocchio destro denuncia lesioni, rotture, fratture, stiramenti dal 2007 a oggi. Rimediate da Andalo al Canada, passando per la beffa di Garmisch, quando in una sciata in campo libero la frattura del piatto tibiale le fece saltare i Mondiali a Cortina. Ma è al ginocchio sinistro che è legato il recupero più clamoroso, dopo la caduta a Cortina che costò la lesione del crociato: i 23 giorni per tornare in pista e vincere l’argento alle Olimpiadi di Pechino appartengono all’epica dello sport italiano e agli incubi che hanno tormentato Sofia per mesi. Ma in un modo o nell’altro lei torna sempre, e tornare nel suo linguaggio significa vincere.