Parisi: «Spero che Mancini mi dia un’occhiata. Mi piacerebbe ricalcare la carriera di Jordi Alba»
Il terzino dell'Empoli che interessa alle big alla Gazzetta dello Sport. «Questa è la società ideale per i giovani perché ti fa crescere senza pressioni»

Napoli 12/12/2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Empoli / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Fabiano Parisi-Hirving Lozano
«Deve essere l’anno della consacrazione. Per fortuna ho potuto svolgere tutta la preparazione senza intoppi, a differenza delle due stagioni precedenti. Non penso al mercato, ma a giocare bene con l’Empoli: questa è la società ideale per i giovani perché ti fa crescere senza pressioni e ti consente di sbagliare. L’altro grande obiettivo è quello di entrare nel gruppo della Nazionale. Spero che Mancini mi dia un’occhiata».
Il terzino sinistro dell’Empoli Fabiano Parisi interessa alle big già da un po’. Al Napoli, com’è noto, ma anche alla Lazio. E ha iniziato la stagione alla grande: è il giocatore del campionato, dopo cinque giornate, ad aver completato più dribbling positivi, ben 12. La Gazzetta dello Sport lo intervista.
«È sempre stata la mia caratteristica. Correvo, correvo e non mi fermavo mai. I polmoni sono la mia arma segreta, ma non l’unica. Ho iniziato da esterno offensivo, poi mezzala, mediano ed esterno dei cinque nella Primavera del Benevento. E alla fine terzino a quattro. Sinceramente, mi diverto di più a fare il quinto perché posso concentrarmi maggiormente sulla fase offensiva».
Da Andreazzoli a Zanetti.
«Zanetti tiene i terzini più alti già quando iniziamo l’azione dal basso, mentre con Andreazzoli dovevo contribuire alla partenza della manovra restando dietro. Le altre richieste sono molto simili».
Il modello.
«Jordi Alba: mi piacerebbe ricalcare la sua carriera. Questo è un ruolo fondamentale nel calcio moderno: bisogna saper fare le due fasi, essere completi. In allenamento lavoro tanto per migliorare anche tecnicamente: voglio fare più assist con i cross e pure qualche gol. Durante la settimana mi esercito individualmente sui cross e anche sui calci di punizione».
Il grande rimpianto è aver esordito in Serie A dopo la morte di suo padre Carmine?
«Certo. Credo che il destino non abbia voluto che papà mi guardasse giocare in A. Ma mi avrà visto dall’alto. Ricordo sempre quando, dopo ogni partita, mi ripeteva che prima di arrivare in alto avrei dovuto mangiare tanto pane duro. Mi teneva con i piedi per terra, voleva che restassi umile. Lui aveva giocato arrivando in Serie D: a Serino, il mio paese, dicono che fosse più forte di me. Il numero 65, che porto sulla maglia, è per lui: è il suo anno di nascita».