«Il Napoli può credere allo scudetto più dell’anno scorso: le farfalle nello stomaco agitate dalle parole piene di promesse dei (vecchi) leader non ci sono più»
Il Foglio Sportivo, con un editoriale a firma Pastore, presenta Milan-Napoli. Lo fa mettendo in relazione due degli uomini più rappresentativi, specie in assenza di Leao ed Osimhen: Kvara per gli azzurri, De Ketelaere per i rossoneri. Si legge che con il georgiano a Napoli è stato un colpo di fulmine.
Ormai le sue brutali accelerazioni a testa bassa, da cui sfociano gol, assist o rigori procurati come a Glasgow, vengono precedute dal tuono; eppure non c’è verso. (…) È puro calcio-YouTube, roba da perdere la testa prima ancora di aver imparato a scriverne correttamente il nome: la ruleta + sventola sul palo da fuori area contro la Lazio era quasi da candidatura al Premio Puskas e la secchezza del tiro promette di creare pericoli ogni volta che carica il piede.
De Ketelaere ha avuto un impatto meno arrembante.
Se Kvaratskhelia è già Kvara-dona per i cacciatori di titoli a sensazione e lui nulla fa per scacciare dal tempio i portatori di una tale blasfemia, il paragone impossibile con Kakà rischia di segare silenziosamente le gambe a CDK. Se Gianni Brera usava riferirsi a Gianni Rivera con l’epiteto (tra i tanti) di “pallido prence mandrogno”, i tanti mini-reporter da social e siti web, un po’ più illetterati, non hanno ancora inquadrato l’espressione adatta per definire i primi quaranta giorni italiani di De Ketelaere, che dal canto suo si è limitato a distillare promesse di grande calcio.
Poi sulle squadre. Il Napoli:
(…) È proprio questo il motivo per cui il Napoli può credere allo scudetto adesso molto più che l’anno scorso: perché il trauma di pomeriggi come quello di Empoli ha spazzato via l’ansia dell’ora o mai più, mortale per un ambiente che si ciba di ricordi vecchi di trent’anni. Il nemico del Napoli e di Spalletti è solo mentale: ma le farfalle nello stomaco, agitate dalle parole piene di promesse dei leader alla Koulibaly, Mertens, Insigne, che la scorsa primavera mangiarono l’anima al gruppo e all’allenatore, adesso non ci sono più. Naturalmente non è detto che non tornino, sempre a primavera, quelle maledette.
Il Milan:
Al Milan ogni verbo è declinato al futuro, ogni passo sembra il primo di centomila, ogni nuovo acquisto è nato dal 2000 in avanti. Il ritrovato ottimismo rossonero, guidato dal condottiero Maldini e assecondato con saggezza da Pioli che ogni giorno deve baciare la ghiaia di Milanello per benedire l’occasione incredibile che ha saputo cogliere al volo, possiede qualcosa di caricaturale per noi italiani, addestrati a vivere alla giornata. Ci sembra che il rinascimento milanista non sia ancora stato compreso del tutto: lo provano gli entusiasmi eccessivi, di maniera, per cavalli di ritorno o carte conosciute alla Pogba, Lukaku, Di Maria che il Milan si è guardato bene dal rincorrere. Maldini ha risposto con De Ketelaere e adesso il suo rendimento “normale” suona come una sfida agli osservatori: provateci a criticarlo, nona spettiamo altro che farvi rimangiare la parola per l’ennesima volta.