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Preziosi: «Ho il rifiuto del calcio. Oggi è un’azienda, io appartenevo a un’altra categoria di presidenti»

Alla Gazzetta: «Sono contento di esserne uscito. Non sono stato un ottimo padre e neppure un ottimo nonno, ora posso recuperare».

Preziosi: «Ho il rifiuto del calcio. Oggi è un’azienda, io appartenevo a un’altra categoria di presidenti»
Db Milano 19/03/2018 - assemblea ordinaria Lega Calcio Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Enrico Preziosi

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista all’ormai ex presidente del Genoa, Enrico Preziosi. Questa è la sua prima estate senza calcio dopo 29 anni. Gli chiedono se il calcio gli manca.

«No, affatto: so di deludere molte persone, ma negli ultimi tre-quattro anni era cambiato tutto, avevo ormai quasi maturato il rifiuto del calcio. L’ho sempre vissuta con molta emotività. Talvolta sbagliando, ma con una sofferenza continua nelle ultime stagioni. Sono contento di esserne uscito, ma non mi riferisco al Genoa, faccio un discorso generale. Il Genoa, anzi, ha rappresentato un motivo di soddisfazione, con me è rimasto in Serie A per quindici anni consecutivi».

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«Mi hanno offerto tantissime squadre, convinti probabilmente che stessi cercando il modo per rientrare. No, grazie. Nella vita c’è un momento per iniziare e uno per finire. Come presenza fisica, non sono stato un ottimo padre e neppure un ottimo nonno, avendo messo quasi sempre le mie energie nel lavoro. Ora posso recuperare».

Lei ha avuto più successo come imprenditore che come presidente, ma dice che nulla dà più adrenalina del calcio.

«Perché nel primo caso parliamo di sfera razionale, nel secondo di sfera emotiva. In un’azienda c’è una strategia definita, nel calcio esiste l’imponderabile, un palo può farti andare in Serie B o negarti la vittoria in un torneo».

Rimpianti?

«Sì, per quello che avrei voluto realizzare e non sono riuscito a fare. Ma sono cambiati i tempi. Oggi il calcio è un’azienda, l’ingresso di tanti investitori stranieri lo dimostra. Io appartenevo a un’altra categoria di presidenti, ma a non mi sono pentito di nulla, ognuno è legato alla sua storia e al suo operato».

 

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