Su Libero spara sull’opinionista e su Fassone, di cui scrive: ha voluto provare a fare il dirigente, ma è stato respinto. Del resto servono carisma e competenza
Su Libero Luciano Moggi spara su Marco Fassone e Lele Adani. Ultimamente l’ex dirigente di Juventus, Napoli, Inter e Milan è intervenuto in radio dicendo che per vincere si deve spendere di più. Moggi scrive:
“Non si offenda Marco ma queste sono le ovvietà che solitamente si dicono quando non si è capaci di vendere e comprare”.
Moggi e Fassone si conoscono dai tempi della Juventus.
“lo ricordo tuttora come un ottimo “secondo” di Romi Gai nel marketing, sicuramente non avrei mai pensato che potesse tentare la scalata ai vertici societari. Giustamente ci ha voluto provare, ma è stato respinto. Evidentemente non gli è stata sufficiente la breve esperienza fatta al Napoli, né quella fatta successivamente all’Inter, e tanto meno l’annata 2017/18 passata al Milan come ad. D’altra parte dirigenti si nasce: occorre carisma per poter comandare gruppi eterogenei come quelli di adesso ed è necessaria la conoscenza dei bilanci, oltre a saper scovare giovani talenti da valorizzare per poi, all’occorrenza, poter rivendere”.
Un pregio, però, Fassone lo ha, ironizza Moggi riferendosi ai passaggi di proprietà dei club in cui ha lavorato: saper parlare inglese.
“A Fassone però bisogna però riconoscerli altri pregi, uno dei quali la grande conoscenza della lingua inglese che gli ha permesso di essere buon interprete di passaggi di proprietà di provenienza soprattutto cinese”.
Su Adani, invece, Moggi si supera. Ricorda i vecchi attriti tra l’opinionista e Massimiliano Allegri e scrive:
“Non succederà, ma dovesse succedere che qualcuno, preso magari dalla curiosità, dovesse andare a frugare nel passato di Adani da giocatore e in quello di Allegri da allenatore, troverebbe quello di Allegri con tante vittorie e quello di Lele con tante partite giocate. E probabilmente darebbe ragione ad Allegri e torto ad Adani. Ciò nonostante devo dire che a me Adani resta simpaticissimo nelle sue dissertazioni calcistiche che dimostrano quello che ho sempre pensato: come sia facile parlare, più difficile operare”.