La figlia di Bearzot: «Guardammo la finale a casa, papà non voleva la famiglia sul lavoro»
Al Corsport: «Fu dura rimanere in Italia e subire quella gogna mediatica, sembrava che i giornalisti tifassero contro. Con qualcuno ruppe definitivamente i rapporti»

Bildnummer: 01526259 Datum: 14.06.1982 Copyright: imago/Sven Simon Francesco Graziani (li.) und Nationaltrainer Enzo Bearzot (beide Italien) diskutieren eindringlich nach Spielende ¸ber die Gr¸nde f¸r das Remis; Vdia, quer, Trainer, Coach, Nationalcoach, Gestik, zeigen, Fingerzeig, Diskussion, diskutieren, Streit, streiten, Auseinandersetzung, Meinungsverschiedenheit, Abgang Weltmeisterschaft 1982, Nationalmannschaft, Nationalteam, Nationaltrikot, Gruppe 1 Vigo Fuflball WM Herren Mannschaft Gruppenbild pessimistisch Randmotiv Personen
Il Corriere dello Sport intervista Cinzia Bearzot figlia di Enzo il ct dell’Italia ai Mondiali del 1982.
«Dopo “la partita” ovvero il 3-2 sul Brasile. Da quel momento in poi ho capito che ce l’avremmo fatta, ma vi assicuro che in precedenza restare in Italia e leggere i giornali non era affatto piacevole per me che ero la figlia di Bearzot. Sa come li chiamavano gli azzurri? L’armata Brancazot. Intollerabile. Io mi arrabbiavo parecchio perché la critica preventiva e prevenuta non mi è mai piaciuta. Sembrava che tifassero tutti contro, che aspettassero di processare il ct e la squadra. Una gogna mediatica come quella era assurda e angosciante»
Perché lei e sua madre non siete andate a Madrid alla finale?
«Papà non amava che la famiglia gli andasse dietro sul lavoro, perché non voleva che avessimo un’esposizione mediatica. Abbiamo sempre rispettato il suo desiderio, tifando da casa».
Suo padre ha mai… buttato giù dal carro qualche critico che, dopo la finale, aveva provato a salire a bordo?
«Sì. Con qualcuno non ha più riallacciato i rapporti. Certe ferite erano troppo profonde».