Il club non ha mai saputo parlare alla gente, il presidente sta toccando il minimo storico di simpatia, dovrebbe farsi qualche domanda
Ora che sono andati via Koulibaly, Ospina, Mertens e Insigne, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, qualche domanda dovrebbe porsela, scrive Antonio Giordano sul Corriere dello Sport.
“qualche domanda potrebbe porsela e un paio di risposte dovrebbe inseguirle”.
Il problema del Napoli non è tecnico “perché il materiale umano resta di valore e ci sono riferimenti che abbagliano” e neppure tattico, essendo Spalletti “un indiscutibile fattore che induce all’ottimismo con la sua autorevolezza ed il coraggio di essere frontale”. Non si tratta nemmeno di un problema economico, dopo le partenze e il taglio ingaggi. C’è un problema ambeientale.
“la questione, adesso, è squisitamente ambientale, perché c’è un senso di distacco che in parte, a Napoli, si percepisce, e c’è una latente disaffezione che Adl non può fingere di ignorare, né derubricare come irrilevante. Il Napoli non ha mai limpidamente saputo parlare alla gente, o ha sbagliato i toni oppure ha gonfiato esageratamente i modi, e la comunicazione appartiene (esclusivamente) ad un presidente che probabilmente sta toccando il minimo storico, nel suo mandato avviato nel 2004, di simpatia: dettagli, per Adl, che non ha mai inseguito il consenso, che ha un rapporto con la dialettica sempre un po’ oltre le righe, che a volte si rifugia nel populismo e altre nell’anti-conformismo, che però non è riuscito a stabilire più un legame, un «sentiment» direbbe lui, di cui invece il calcio avrebbe bisogno”.
Un colpo ad affetto risolverebbe il problema, scrive Giordano, ma sarebbe “fumo negli occhi”.
“Perché è comunque al cuore che bisogna puntare, dolcemente”.