L’argentino è ancora disoccupato. Il Napoli ha fatto una valutazione approfondita sui numeri e i potenziali ricavi ma poi non ha affondato
Dybala è come la sora Camilla, tutti lo vogliono e nessuno lo piglia. In Italia non c’è più posto per lui. Chiede troppo, i club italiani giudicano le sue pretese eccessive. Così il suo agente dirotta all’estero le ricerche di una squadra per il suo assistito, attualmente disoccupato. Gianluca Di Marzio ne scrive in un lungo articolo sul Corriere della Sera
“Oggi Dybala viaggia su pretese meno alte dell’epoca (adesso firmerebbe forse per 6 milioni a stagione) comunque giudicate ancora eccessive, soprattutto da noi. La Roma sta cercando di contenere i costi e non ci ha mai pensato seriamente, il Napoli ha fatto una valutazione approfondita sui numeri e i potenziali ricavi ma poi non ha affondato, mentre il Milan ha una stima tecnica elevata eppure preferisce adesso puntare sul giovane talento belga De Ketelaere, che ha un ingaggio contenuto e rientra nel profilo ideale di investimento”.
“Dybala sì, ma più avanti e a determinate condizioni. È il ritornello di queste possibili corteggiatrici italiane, che vorrebbero spendere tra i 4 e 4,5 netti all’anno, circa la metà di quel che Paulo aveva concordato a novembre scorso con la Juventus prima della successiva retromarcia del club”.
Quella che è stata più vicina all’argentino è stata l’Inter, che gli ha offerto 5 milioni più un bonus presenze da 1 milione. Un’offerta mai veramente accettata dall’entourage del calciatore. Poi, però, è tornato Lukaku e l’Inter ha mollato il colpo.
“Marotta quindi non fa pretattica e dice la verità, nonostante abbia avuto (e magari ancora ha, per carità) quella tentazione forte di puntare sul gioiello scaricato dalla Juve. Chi assiste Dybala l’ha capito da tempo, ben prima delle recentissime frenate pubbliche, ecco perché sono stati riattivati contatti in Premier e fissati appuntamenti a Londra (dove anche lo United ha gli uffici) nelle prossime ore. Perché ogni giorno in più da disoccupato, per Dybala, fa rumore. E rischia di creare un precedente indicativo che mai i giocatori (e i campioni in particolare) con un contratto lungo solo dodici mesi avrebbero voluto affrontare: la scadenza è diventata un boomerang”.