Il Nyt: «il calcio è un’industria soddisfatta di aver sparato gas lacrimogeni sulle famiglie e i bambini»

Durissimo atto d'accusa contro la campagna diffamatoria di Uefa e governo francese: «Se passano le loro bugie, accadrà di nuovo di rischiare la vita per la loro disorganizzazione»

Ceferin e Infantino Champions Mondiale per club

Parigi (Francia) 28/05/2022 - finale Champions League / Liverpool-Real Madrid / foto Imago/Image Sport nella foto: Gianni Infantino-Aleksander Ceferin

Il New York Times scrive quel che c’è da scrivere sui fatti di una settimana fa allo Stade de France in occasione della finale di Champions League. Solo il caso ha evitato una seconda Hillsbourough, e tutto per precise responsabilità della polizia che si è resa protagonista di una organizzazione disastrosa senza alcun rispetto dei tifosi, anzi facendo vivere loro la serata più angosciante della loro esistenza.

Nella sua newsletter settimanale Rory Smith mette in fila i fatti in maniera impietosa.

Può essere difficile, in momenti come questi, sapere esattamente a chi credere. Da un lato, ci sono le migliaia di testimonianze, i resoconti contemporanei di gran parte dei media mondiali, gli innumerevoli video e una riserva apparentemente senza fondo di fotografie ad alta risoluzione, che raccontano una storia sulla finale di Champions League di sabato scorso. E dall’altra parte, ci sono le affermazioni dei politici e degli amministratori e delle forze dell’ordine che erano responsabili della messa in scena dell’evento di punta del calcio europeo e che, in ultima analisi, sarebbero ritenuti responsabili se si scoprisse che avevano diretto un completo e colossale fallimento organizzativo.

Smith sul Nyt scrive che la Uefa non ha esitato a incolpare i tifosi (il loro presunto ritardato arrivo) per lo slittamento dell’inizio della partita.

Come se non fossero rilevanti le immagini viste per due ore on line di due file enormi non solo ai cancelli dello stadio, ma lungo tutto il suo perimetro, che ci fossero evidenti colli di bottiglia che rendevano impossibile avvicinarsi al terreno, o che diversi giornalisti avevano informato la Uefa dei problemi. No, tutto questo è stato messo da parte, e la UEFA ha incolpato i tifosi. Lo ha fatto o senza la piena conoscenza della situazione dell’evento da essi organizzato – una lacuna imperdonabile – o sapendo che quella dichiarazione era nel migliore dei casi fuorviante o, nel peggiore dei casi, una menzogna.

Il Nyt ricorda

i poliziotti in assetto antisommossa che hanno spruzzato gas lacrimogeni a tifosi che erano pazientemente in fila per partecipare a un evento sportivo, che hanno cercato di convogliare migliaia di persone attraverso due strette fessure sotto un cavalcavia dell’autostrada, che ha chiuso i punti di ingresso senza dare spiegazione per ore, provocando qui quell’ammasso di folla che si è via via gonfiata sempre di più.

Il Nyt ricorda il lavoro del ministro degli interni francese Gérald Darmanin, e quella dello sport Amélie Oudéa-Castéra che

per quasi una settimana hanno incolpato i fan del Liverpool su Twitter, nei commenti ai media e in un’audizione al Senato. Hanno incolpato i tifosi del Liverpool nonostante quelle immagini di grandi folle che aspettavano pazientemente. Hanno incolpato i tifosi del Liverpool nonostante abbiano visto video di bambini sollevati da terra per impedire loro di essere schiacciati. Hanno incolpato i tifosi del Liverpool nonostante abbiano visto filmati dei loro stessi agenti di polizia spruzzare spray al peperoncino e sparare gas lacrimogeni contro le persone che cercavano, silenziosamente, di entrare allo stadio.

Hanno inizialmente parlato di 30-40mila biglietti falsi, numero che poi si è ridotto a 2.700.

Il Nyt scrive che sarebbe sgradevole per loro ammettere che la sicurezza francese ha sbagliato. Il prossimo anno la Francia ospiterà la Coppa del Mondo di Rugby e il 2024 ci saranno le Olimpiadi a Parigi.

Quello che è stato dimostrato allo Stade de France sabato sera è che il calcio – almeno in Francia – è ancora un’industria soddisfatta di aver sparato gas lacrimogeni sui suoi clienti, sulle famiglie e sui bambini. Che trova accettabile metterli in una posizione in cui hanno motivo di temere per la loro vita, di rischiare di essere schiacciati a morte, di presumere che tutti siano ugualmente colpevoli e poi, piuttosto che chiedere come questo sarebbe potuto essere evitato, ha il coraggio, nonostante tutte le prove disponibili, di incolparli per tutto quel che è accaduto.

Il Nyt scrive che non è la prima volta che accade.

Non è la prima volta che una finale Uefa finisce nel caos. La finale del Campionato europeo della scorsa estate, a Londra, ha richiesto un’indagine governativa. La finale di Europa League del mese scorso, a Siviglia, ha provocato una lettera di contestazione da entrambi i club sul modo in cui i loro fan sono stati trattati. Sempre più spesso, sembra che la Uefa non sia più in grado di organizzare queste partite.

Quello che è successo allo Stade de France, e la campagna diffamatoria scatenata nelle sue conseguenze, ha ramificazioni ben oltre la reputazione dei tifosi del Liverpool. Permettere alle accuse di Darmanin e Oudéa — Castéra di mettere radici significa permettere che ciò accada di nuovo, che un altro gruppo di tifosi sarà incanalato, pressato, intrappolato e colpito dai gas, dopodiché sarà detto che è colpa loro.

In momenti come questo, non dovrebbe essere difficile scegliere da che parte credere, sapere chi sta chiaramente dicendo la verità.

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