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Berrettini: «L’anno scorso non credevo né alla finale a Wimbledon né alla vittoria dell’Italia agli Europei»

Al Guardian. «Fu magico. La gente mi fermava per strada e mi diceva di aver visto una partita di tennis l’ultima volta 30 anni prima. Stavolta posso vincere»

Berrettini: «L’anno scorso non credevo né alla finale a Wimbledon né alla vittoria dell’Italia agli Europei»
Londra (Inghilterra) 19/06/2022 - finale Queens Club / Berrettini-Krajinovic / foto Imago/Image Sport nella foto: Matteo Berrettini ONLY ITALY

L’anno scorso festeggiò a Wembley la vittoria dell’Italia a Euro 2020 coi calciatori. Poche ora prima, aveva giocato la sua prima finale di Wimbledon, persa contro Djokovic. La prima finale di Wimbledon di un italiano, maschio. Parliamo di Berrettini, ovviamente. Tutto il gruppo di Mancini gli disse che aveva tifato per lui. Lo racconta lui stesso in un’intervista concessa al Guardian.

Dopo la vittoria, andai a congratularmi con loro e mi dissero: ‘Avremmo dovuto fare un pisolino ma non potevamo: stavi giocando, non potevamo riposare’. Erano davvero carichi, erano davvero felici per l’impresa che avevo fatto, per quello che avevo ottenuto. Alcuni di loro mi scrivono ancora, siamo ancora in contatto. Sembrava che stessimo giocando tutti assieme, una sensazione speciale.

Un periodo magico.

Ricordo la prima conferenza stampa ai Queen’s l’anno scorso. Mi dissero che ci sarebbero state due finali l’11 luglio. E che potevo arrivarci io, così come l’Italia. Io ero tipo: «Sì, giusto, ragazzi, ok, ma non ci sono possibilità». Lo pensavo non solo di me, ma anche di loro. E invece è successo.

Fu invitato alla parata della Nazionale a Roma.

Anche le persone che non seguono il tennis sanno di cosa si tratta quando si parla di Wimbledon. L’anno scorso la gente mi fermava per strada e mi diceva di aver visto una partita di tennis l’ultima volta 20 o 30 anni prima, e che grazie a me era ritornata a farlo. Mi sento davvero orgoglioso di questo risultato.

Da allora, Berrettini è molto cresciuto. Il Guardian scrive di un uomo «sorprendentemente bello», inondato da nuovi sponsor. Sul campo, ha raggiunto le finali dell’Australian Open. Eliminato da Nadal che poi ha vinto. Poi l’infortunio. È tornato in campo a Stoccarda, poi ha ripetuto il successo dell’anno scorso ai Queens. Un anno fa la finale di Wimbledon era una cosa simile a un sogno. Oggi le cose sono cambiate.

Direi che sono un giocatore migliore. Sono cresciuto sia sul mio gioco che dal punto vista mentale. L’esperienza dell’anno scorso mi ha aiutato. Certo, venni qui dopo la vittoria dei Queen’s ed ero fiducioso ma non credevo di arrivare in finale. Quest’anno, invece, sento di poterlo fare ancora. Certo, è un fatto che mette un po’ di pressione, ma intanto c’è, lo sento dentro, dipende dai risultati che ho fatto, quindi è bello. Posso vincere. Sono sempre lo stesso ragazzo che sognava di giocare a tennis e in effetti sembra pazzesco, ma so di potercela fare. Significherebbe molto, sarebbe sicuramente il momento più alto della mia carriera e della mia vita

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