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Arrivabene: «De Ligt? Impossibile trattenere chi vuole andar via, ma la trattativa deve soddisfare tutti»

A Tuttosport: «La Lega non può essere un’assemblea di condominio. Mi piacerebbe parlare di altro piuttosto che assistere a litigi per mille euro»

Arrivabene: «De Ligt? Impossibile trattenere chi vuole andar via, ma la trattativa deve soddisfare tutti»
Db Udine 22/08/2021 - campionato di calcio serie A / Udinese-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Maurizio Arrivabene-Pavel Nedved

Su Tuttosport una lunga intervista a Maurizio Arrivabene, amministratore delegato della Juventus. Parla dell’assetto societario, dei progetti per la nuova Juventus e naturalmente anche di mercato.

Su Pogba:

«Gli stiamo parlando e le cose si stanno evolvendo molto, molto bene».

Sull’unicità della Juventus e i suoi cento anni sempre con la stessa proprietà:

«(…) Ogni tanto ci accusano di parlare troppo poco e di avere un atteggiamento sabaudo, ma non è bello nel calcio di oggi vedere certe scene in cui si fanno volare gli stracci. Meglio parlare quando si deve e stare zitti quando si deve stare zitti».

Sulla politica degli ingaggi per il mercato:

«Quello che chiudiamo è un esercizio di bilancio ancora dolorosissimo, perché gli effetti della pandemia non sono ancora passati. Ci portiamo dietro uno zaino pieno di problemi generati anche dalla pandemia. La chiusura dello Stadium e del museo ha causato danni per 75/80 milioni di perdite su due esercizi, con una marginalità dell’80%, quindi parliamo di perdite pesanti. Al di là del Covid ci sono una serie di costi ad alta marginalità che hanno inciso. Le faccio solo un esempio: lo sa che Douglas Costa inciderà ancora sul prossimo bilancio della società? Non c’è solo il Covid, quindi. In quello zaino c’è una serie di problematiche e di costi. Non voglio fare nessuna critica, ma bisogna essere realisti. Una situazione di crisi non la risolvi con la bacchetta magica da un giorno all’altro. Quindi il bilancio al 30 giugno 2022 sarà ancora lacrime e sangue, però vedo un miglioramento nel futuro».

Arrivabene parla anche di De Ligt:

«Torniamo a parlare di giocatori che seguono i consigli dei procuratori o dei colleghi invece che della società. Oggi è impossibile trattenere un giocatore che se ne vuole andare. Ma è sempre una questione di numeri, non è che se uno vuole andare via gli rispondi: prego, accomodati. È difficile trattenere un giocatore, però dal tavolo della trattativa bisogna alzarsi tutti e tre soddisfatti. E vale sempre l’articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto».

C’è una parte di tifosi juventini scontenti per le ultime due stagioni.

«Il tifo per me deve essere a prescindere. O sei tifoso sempre o non puoi esserlo a puntate. Una volta ci sei e un’altra volta non ci sei e non fai sentire la tua voce. Per me il tifo deve essere coerente, costante e sano. Poi che sia cantato, urlato o altro non importa, basta che sia sano. Se tu utilizzi il tifo come una forma di ricatto nei confronti della società, come fai a essere un tifoso della Juventus? Sei un tifoso a puntate».

Il tifoso può incidere sulle decisioni della società?

«Se noi facessimo la squadra in base ai commenti dei tifosi, dovremmo fare quattro squadre con dieci allenatori. E probabilmente quella vincente sarebbe la quinta con l’undicesimo allenatore. Il fatto che l’appassionato esprima il suo parere, anche in modo acceso, è il bello del calcio, forse è il bello di tutti gli sport. Però se ascoltare i tifosi è importante, dare retta a tutti i tifosi diventa un disastro. Le decisioni devono essere prese dalle persone preposte a prenderle. Se le facessi vedere tutte le mail che riceviamo…».

Gli chiedono come vede l’ingresso dei fondi di investimento nel calcio italiano.

«Quando si parla di fondi, bisogna sempre tenere presente che sono dei… fondi. L’attrattiva che il calcio italiano ha presso i fondi americani è positiva, perché significa che qualcosa si sta muovendo. Un po’ come è accaduto nel calcio inglese anni fa. Noi abbiamo il vantaggio di essere ancora un mercato disponibile, come andrà a finire dipende dalla voglia di questi fondi di far crescere il sistema calcio e quanto lo vogliono far crescere. Il fondo di investimento deve produrre utili, non riesco a immaginare un fondo che non pensi a far crescere l’azienda e di conseguenza il settore: non possono essere slegate le due cose».

Sulla Lega e la Figc.

«Manca il dialogo. La litigiosità non porta da nessuna parte. O sei in grado di gestirti in modo completamente autonomo oppure è inutile pensare di non dialogare. In Formula 1 c’è chi detiene i diritti commerciali e chi fa i regolamenti: il dialogo è fondamentale perché i regolamenti possono creare spettacolo e aumentare il valore dei diritti commerciali. Quindi la litigiosità porta al nulla fino al disastro totale. Serve una maggiore collaborazione e grande chiarezza sulle responsabilità: la Lega è un’associazione di privati che cercano di portare a casa il più possibile, dall’altra parte hai il regolatore. I due attori non possono andare uno a destra e l’altro a sinistra. La collaborazione porta solo cose buone».

Com’è il clima in Lega?

«Il dialogo all’interno deve essere migliore. A volte sembra quasi che si goda dell’immagine di litigiosità, quasi che litigare fosse una tradizione di cui andare fieri e da portare avanti. Oggi viviamo in un momento in continua evoluzione, per cui una gestione commerciale deve puntare a posizionare il calcio italiano ad alti livelli evitando le beghe di condominio. La Lega non può e non deve essere un’assemblea di condominio e come primo obiettivo deve porsi il rilancio del calcio italiano, anche attraverso il dialogo con la Federazione».

La Lega deve diventare una media company, come sostiene il presidente Casini?

«È quel salto di qualità che può darci un approccio più commerciale per affacciarsi sul nuovo mondo che cambia velocemente e certo non aspetta la Lega di Serie A».

Però se prendiamo a esempio la Premier League, dobbiamo anche prendere gli oneri. Gli inglesi hanno un regolamento di seicento pagine nelle quali è previsto anche il colore esatto che deve avere l’erba. Siamo in grado di imitarli?

«Nella Formula 1 è la stessa cosa. Il colore dell’erba sembra una sciocchezza, ma ha una valenza di carattere commerciale, un certo tipo di colore dà una definizione di immagine e rende il prodotto migliore. Al di là della battuta, in Lega mi piacerebbe parlare più del colore dell’erba che assistere a litigi per mille euro».

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