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Ribery: «Ho vinto tutto ma ho ancora fame. La mentalità o ce l’hai o non ce l’hai»

A Dazn. «Ho conosciuto tanti giovani di talento ma senza grinta, bisogna lavorare e a fare tanti sacrifici. Nel 2003 potevo smettere, avevo un debito di 1000 euro e non avevo soldi»

Ribery: «Ho vinto tutto ma ho ancora fame. La mentalità o ce l’hai o non ce l’hai»
Roma 07/11/2021 - campionato di calcio serie A / Lazio-Salernitana / foto Image Sport nella foto: Franck Ribery

A pochi giorni dalla partita-verità sulla salvezza della sua Salernitana, che ospiterà l’Udinese all’Arechi in un match che vale una stagione, Franck Ribery ha rilasciato una lunga video-intervista a Diletta Leotta, visibile su Dazn.

«Per vincere ovunque bisogna avere fame. Salerno è una bella città, prima di venirci ho cercato informazioni perché non ne sapevo molto. Il calore della gente mi ricorda la Francia. Ho vinto tutto, nella mia vita. E ho 39 anni. Ma mi sento ancora un bambino: amo il calcio, vivo per quello. Certo, dopo vent’anni di carriera qualche acciacco si sente, ma la fame, la mentalità e la passione rimangono. O ce l’hai o non ce le l’hai. Quando giochiamo le partite d’allenamento voglio sempre vincere: questo vuol dire avere fame, avere mentalità. Ed è fondamentale»

Poteva ritirarsi nel 2003, Franck.

«Nel 2003 giocavo in Serie C nel sud della Francia e la società non aveva più soldi. Ad aprile abbiamo smesso di giocare, un mese e mezzo prima della fine del campionato. Ho dovuto lavorare tre mesi per pagare alcuni debiti, non ricordo quanti soldi erano, forse 1000 euro ma quando non hai tanti soldi anche 100 euro sono importanti»

Vuole ancora giocare, dichiara. Non pensa al ritiro, almeno non adesso, si sente ancora bene. Gli piacerebbe, in futuro, fare l’allenatore ma ha detto che continuerà a giocare finché potrà dare qualcosa. Anche da calciatore, tutto sommato, si può essere «chioccia» dei più giovani. Lui l’ha fatto a Salerno e anche a Firenze.

«Mi piacciono i giovani quando sono intelligenti, quando ci credono, quando lavorano e quando hanno fame. Ho conosciuto tanti giovani di talento, ma senza grinta. Io ai giovani cerco sempre di dare una mano e di aiutarli a diventare campioni. Ad esempio, per me Alaba è come un fratello: l’ho conosciuto a 16 anni e oggi è un campione. La prima volta mi ha visto con una bella macchina e un bell’orologio, gli ho detto ‘non pensare alla macchina e all’orologio, pensa a lavorare e a fare tanti sacrifici. Poi piano piano arriveranno la macchina, l’orologio e tutto il resto’. Lui è stato intelligente e oggi parliamo di un giocatore che ha vinto tanti trofei. Anche Vlahovic ha la mentalità giusta, è uno che lavora duro. Nel 2006, quando ho giocato con grandi campioni in Nazionale, giocavo con giocatori di 10 anni più grandi come Zidane e Thuram. Ho fatto un po’ il furbo e ho osservato come si comportavano, perché erano grandi campioni»

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