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Larini: «Salii sul podio a Imola mentre Senna moriva, avrei preferito vincere in un’altra gara»

A Libero: «Una volta c’era un gran cinema, e le guide portavano spesso tante donne nel paddock. Con Ayrton si tornò alla professionalità»

Larini: «Salii sul podio a Imola mentre Senna moriva, avrei preferito vincere in un’altra gara»

Nel weekend si corre il Gran Premio di Formula 1 a Imola. Nel 1994 sul podio salì anche la Ferrari, con Nicola Larini. Secondo, dietro alla Benetton di Michael Schumacher. Ma non fu una vittoria gioiosa: era la domenica in cui Ayrton Senna si schiantò al Tamburello. Il 58enne toscano ricorda quel giorno:

«Sono salito sul podio quando la morte di Senna non era ancora stata ufficializzata, ma l’incidente di Barrichello venerdì e l’altra morte di Ratzenberger cambiarono di netto l’umore all’interno del paddock. Era meglio arrivare tra i primi tre in un altro GP».

Che pilota era Ayrton fuori dalle piste?

«Uno riservato, ma che ha cambiato l’atteggiamento degli altri piloti da lì in avanti. Una volta c’era un gran cinema, e le guide portavano spesso tante donne nel paddock. Con lui si è tornati alla professionalità, cambiando le generazioni a venire. Ricordo le tante chiacchierate, anche quella di qualche ora prima della sua morte. O quando andai a trovarlo nella sua villa in Brasile, ad Angra dos Reis. Furono belle giornate».

Nel 1991 Senna poteva essere suo compagno di squadra in Ferrari, ma il presidente Piero Fusaro si oppose.

«Chi era sopra al direttore sportivo Fiorio purtroppo decise diversamente. Sapevo che Cesare mi voleva, ma sarei arrivato solo a una condizione: se Alain Prost avesse deciso di cambiare aria».

Facendo una top-3, i più grandi dei suoi tempi?

«Senna davanti a tutti, poi Schumacher e Prost».

Con l’addio di Giovinazzi a fine 2021, questa F1 è avara di piloti italiani…

«Non per le loro qualità, ma per disponibilità economiche. Una volta qualche pilota portava budget importanti, ma nulla a che vedere con quelli di oggi. Io lo vedo già dai giovani sui kart, ci sono genitori che comprano un team per il loro figlio. Al mio 14enne, Davide, dico di non pensare alla competizione, meglio trovarsi un ruolo all’interno del
Motorsport».

 

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