ilNapolista

Sarebbe bello se l’ennesima figura di merda di un sistema marcio producesse una miracolosa rinascita

POSTA NAPOLISTA. Siamo un Paese che sa solo improvvisare. Culturalmente facciamo fatica a pianificare. Viviamo di impicci e frodi, mezzi di fortuna ed emergenze

Sarebbe bello se l’ennesima figura di merda di un sistema marcio producesse una miracolosa rinascita
Db Palermo 24/03/2022 - Playoff Qualificazioni Mondiali Qatar 2022 / Italia-Macedonia del Nord / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giorgio Chiellini-Gianluigi Donnarumma

Caro Napolista,

è tanto che non scrivo due righe ma l’evento accaduto giovedì mi motiva sufficientemente per rimettere mano alla tastiera e scriverti questa mia addirti (tutto attaccato, cit.).

Non so ancora che effetto abbia avuto la mancata qualificazione dell’Italia al mondiale in catarro (è buffo, il dittafono del Mac non riconosce la parola Qatar e la traduce istantaneamente in catarro, ma su questo ritornerò). Non lo so perché ancora non ho messo il naso fuori di casa oggi. Boh, forse molte persone ci saranno rimaste male. Ma anche no. Di certo ci sono rimasti male i ragazzi, tra quei pochi che ancora seguono il calcio, che hanno tra i 10 e i 18 anni, perché finora nella loro vita non hanno mai visto giocare un mondiale all’Italia. E forse anche questo è uno dei motivi per cui quegli altri il calcio non lo seguono.

Ho letto i tuoi articoli di oggi, sono d’accordo praticamente su tutto. Il movimento calcistico italiano non merita affatto di giocare un mondiale. Non lo merita innanzitutto come movimento sportivo, ammesso che il calcio a questo livello possa essere ancora considerato uno sport.

Non lo merita un movimento calcistico il cui portiere di punta, sempre titolare nella nazionale, fa più o meno il mezzo panchinaro strapagato nella squadra giocattolo degli emiri di Parigi. Non lo merita un movimento calcistico che esprime il suo miglior talento in un bravissimo gregario, qual è Insigne – ma pur sempre un gregario. E lo insignisce (ah-ah cit.) della 10. Mio papà era affezionato a Lorenzo, lo siamo tutti, ma la pensava come te. “È troppo leggero – diceva – gioca sempre sollevato da terra, a mezz’aria. Mertens, invece, sta sempre bello piantato al suolo”. Sempre concordato. Da quando mio padre è scomparso l’anno scorso, buona parte del gusto di seguire il calcio è svanito. Ha perso sapore, già di per sé insipiditosi negli ultimi vent’anni.

Eppure con gli amici della Balconata continuiamo ad andare (ogni tanto) allo stadio, sempre più spesso deserto. Più per il piacere del rito e dello stare insieme, ormai, che per pura passione futbolistica.

Posso fare una provocazione in tale senso? Ma non è che i napoletani – che ormai sappiamo essersi abbondantemente distaccati dall’antico cliché del pubblico più passionale del mondo – non siano stati per una volta più intuitivi del resto d’Italia? Non è che forse qui si è percepito da tempo – consciamente o meno – che questo sport, gestito così, non piace più, non emoziona più?

E torno alla Nazionale. Abbiamo vinto un Europeo con abbondante fortuna. L’europeo del Covid, molto particolare, giocato in condizioni che hanno spostato molti equilibri. Tipico di noi. Si vince sempre, con tigna e culo, in mezzo a situazioni caotiche, come nel 2006 di Calciopoli. Tipico di un paese che sa solo improvvisare; culturalmente facciamo proprio fatica a pianificare sul lungo periodo. Viviamo di impicci e frodi, mezzi di fortuna ed emergenze. Lascio a te giornalista l’elenco delle specifiche in cronaca. E così nel calcio.

Non si capisce più un cazzo nemmeno coi palinsesti Tv. C’è talmente tanto calcio che uno se lo perde pressoché tutto. Ma chi si vede tutte ste partite, spesso senza appeal? Sono vent’anni che nel calcio italiano (ma non solo) ci sono più inchieste penali che match appassionanti, con buona pace della credibilità di questo sport. Anche qui lascio a te l’elenco infinito. Il calcio che amavamo è finito con la fine degli oratori, delle partite cinquanta contro cinquanta in mezzo alla strada, scarpe qualsiasi distrutte e ginocchia sbucciate a sangue. Un calcio buono solo per vecchi romanzi.

Oggi i ragazzini non si sbucciano più le ginocchia e hanno tutti gli scarpini. Imparano la tattica a sei anni. Però sognano ancora. E quel loro sogno è l’unica cosa pulita che resta del calcio.

Ne conosco uno a Roma, il figlio di una mia cara amica. Samuel Gningue, segnati sto nome. Samuel ha quindici anni, il papà era senegalese, è alto oltre il metro e ottantacinque, quarantasei di piede, corre come una gazzella sulla fascia e ha ancora la faccia pulita di un bambino. Ha sempre preso il calcio con serietà e gioia, come solo i ragazzini sanno fare. Oggi gioca nell’Under 16 della Lazio. Segna e sogna. Spero di vederlo fra qualche anno con la maglia del Napoli. La madre, lazialissima, rosicherebbe parecchio. Ma per ora gli auguro di divertirsi e sognare.

Poi mi chiedo. Sognare cosa? Di giocare un Mondiale in un paese che il mio Mac traduce come catarro e dove per costruire stadi in mezzo al deserto sono morti migliaia di operai/schiavi provenienti dalle aree più povere di Africa e Asia che col cazzo che me lo guardo? O un Mondiale assurdo nel 2026 in Nord America con 48 squadre? Non lo so.

A me il calcio piace. Non me ne riesco a staccare. Però, è come una relazione che si trascina senza più grandi stimoli, un po’ per abitudine, dove magari ogni tanto provi a vestirti da omino del DHL (l’idraulico non va più di moda) e fai un giochino erotico che mezza serata te la svolta. Ma alla fine non hai le palle per cambiare. Lei ancora un po’ ti piace, o almeno ti piaceva. E stai lì.

Ti ripeto Napolista, che l’Italia non si sia qualificata ai mondiali non me ne frega niente (a parte che ho sempre tifato Argentina…). Anzi meglio. Non cambierà niente a livello sistemico, temo. Ma sarebbe tanto bello che l’ennesima figura di merda di un sistema marcio producesse una qualche miracolosa rinascita (settori giovanili, nuove regole per equilibrare e migliorare i campionati, bilanci in ordine, impianti sportivi moderni, manager innovativi, capaci e onesti…). […]

Scusa ho preso un acido e ho flashato per trenta secondi. Niente di tutto ciò accadrà, al di là degli acidi che ci possiamo calare.

 

ilnapolista © riproduzione riservata