Dotto sul CorSport: “Con lui i tifosi della Roma se ne fregano anche del risultato, già lo rimpiangono. Ha il carisma dello sciamano”
Quella di Mourinho a Roma è “una storia perfetta, lussuriosamente romanista”, scrive Giancarlo Dotto. Che sul Corriere dello Sport sottolinea un fenomeno pressoché inedito in Serie A, ma soprattutto nella Capitale: l’amore incondizionato, quasi patologico, per l’allenatore che lì ancora non ha vinto niente. Il derby, sì. Ma lo amavano già da prima.
Amano “lo spiazzamento del demiurgo. Colui che non subisce gli eventi, ma li detta. Colui che non si fa consegnare il copione, ma lo distribuisce, casomai, agli amici e, possibilmente, anche ai nemici”.
“José, non contento di vincere, stravince. Non gli basta portare a casa un derby. Banale, già fatto. Sente il bisogno di governare anche i dettagli della storia”. E zittisce la curva: “non umiliare gli avversari quando sono già umiliati dal risultato e non rischiare di ammansire la tigre quando la vittima dà ancora segnali di vita”.
Dotto scrive del “carisma selvaggio“: “l’intelligenza di per sé è una virtù sopravvalutata, molto spesso è una dote meccanica, tediosa, un’espressione biologica”. Lui ha fascino, “l’aspetto magnetico della personalità di Josè è il suo rovescio oscuro e qualche volta inquietante, tipico dei leader settari”. Ha “l’istinto degli sciamani”.
E’ successa una cosa strana: “con Mourinho in panca, il tifoso romanista se ne frega del risultato. E sapete perché? Il suo risultato, la sua ubriacante vittoria ce l’ha già in tasca, tutte le volte che quell’uomo parla a nome loro”.
“Non sappiamo se Mourinho vincerà come hanno vinto Liedholm e Capello, ma sappiamo che già così, dopo nove mesi di vicende alterne, Josè è il più amato della storia giallorossa. Il più amato e il più rimpianto, ancora prima che ti dica addio. Si chiama lutto preventivo. La malinconia di dover perdere prima o poi qualcuno che percepisci indispensabile”.