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Giuliano Ferrara: «Su Djokovic si accanisce un rigorismo imbecille da aborigeni civilizzati»

Sul Foglio la difesa del campione no-vax: “Lo considerano un pericolo pubblico perché non si vaccina. Fatti suoi, io lo rispetto”

Giuliano Ferrara: «Su Djokovic si accanisce un rigorismo imbecille da aborigeni civilizzati»
Db Milano 15/01/2008 - presentazione libro Paolo Pillitteri / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Giuliano Ferrara

“Se uno non vuole vaccinarsi, peraltro in un contesto in cui non vige l’obbligo, si prende il Covid due volte, immunizza così il suo fisico bestiale, e argomenta con elegante pacatezza la sua scelta, bè, io lo rispetto”.

Giuliano Ferrara sul Foglio risponde – involontariamente – a El Mundo che scrive di Djokovic “pericolo pubblico” dopo l’ennesima dichiarazione no-vax (“pur di non vaccinarmi sono pronto a non giocare Wimbledon e Roland Garros”):

“Novak viene scambiato a torto per un pericolo pubblico, fatto oggetto di una stupida giustizia esemplare, roba da aborigeni civilizzati che come diceva l’ineffabile principe Filippo “combattono ancora con le lance”, colpito nell’orgoglio di numero uno e nel portafogli, già bello gonfio per meriti, s’intende, ma sempre un portafogli. Filigrana degli sponsor, titoli sportivi, che poi sono il suo mestiere, reputazione universale”.

“La libertà di Djokovic non mi toglie la gioia di vivere, la incrementa”, scrive Ferrara.

“Fatti suoi, direi. Quanto alla trasmissione di virus e idee virali sbagliate, dovremmo avere capito che i vaccini sono un’arma formidabile, imprescindibile, benedetta, ma non sono una cortina di ferro né per sé, malattie gravi dei vulnerabili (quorum ego) a parte, né per gli altri. L’accanimento dunque ha un sapore amaro di rigorismo imbecille anche per noi terzadosisti non talebani”.

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