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Commisso e il vizio dei miliardari del calcio: vogliono fare business e essere ringraziati

Il suo sfogo conferma la deriva peronista dei presidenti. Vogliono fare profitti ed essere considerati eroi. Non ricordiamo il signor Luxottica frignare per il consenso

Commisso e il vizio dei miliardari del calcio: vogliono fare business e essere ringraziati
Torino 29/01/2021 - campionato di calcio serie A / Torino-Fiorentina / foto Image Sport nella foto: Rocco Commisso

Dalla lontana America, Rocco Commisso ci ha tenuto a fare sapere che si sente deluso e amareggiato per le reazioni alla cessione di Vlahovic alla Juventus per 70 milioni, che la sua Fiorentina è società di valori e di princìpi, che è tornato in Italia nonostante le condizioni di salute e che adesso, poiché troppa è l’amarezza, deve riflettere e potrebbe lasciare la Fiorentina. In soldoni, la piazza non lo merita. En passant, trova il tempo anche per qualche considerazione interessante. Definisce quella di Vlahovic una buonissima operazione e soprattutto aggiunge: “è soprattutto un fatto economico. Chi non guarda l’economia del club, deve fare altro e non guardare la Fiorentina. L’unica promessa che ha fatto Rocco è che con me la Fiorentina non fallirà mai”.

Con le sue parole Commisso conferma la deriva peronista dei presidenti di squadre di calcio. Che, in un picco di dissociazione, dimenticano i libri contabili e la loro natura di imprenditori e preferiscono raffigurar sé stessi come valorosi guerrieri che a spada sguainata difendono il proprio popolo. In poche parole, raccontano favole. Commisso, e non solo, deve scegliere il campo di azione e di comunicazione. È economico? E allora vanno benissimo le dichiarazioni relative all’operazione Vlahovic e ci sarebbe un interessante dibattito da aprire sulla frase “Chi non guarda l’economia del club, deve fare altro e non guardare la Fiorentina”.

L’operazione Vlahovic va però anche contestualizzata. Non ci si può sempre rifugiare nell’“it’s economy, stupid” di clintoniana memoria. L’economia è fondamentale ma serve anche la politica. E Commisso rimedia una brutta figura se vende Vlahovic alla Juventus pochi giorni dopo aver concesso un’intervista al Financial Times (al Financial Times, non al Napolista) in cui spara a zero sul sistema calcio italiano e dà dei figli di puttana agli Agnelli. Insomma lancia una sfida politica. Ma se due ore dopo, ti accucci (con tutte le buone motivazioni del mondo) e chiudi quella che per molti – parole sue – è un’operazione capolavoro, allora vuol dire che parli a vanvera. Così sono bravi tutti, le battaglie di potere hanno un costo.

Aggiungiamo che in questi mesi, tranne qualche dichiarazione lanciata attraverso canali societari e l’intervista al Ft, non ci siamo accorti di una rilevante battaglia politica di Commisso in seno alla Lega Serie A. Lega che da ieri non ha più il presidente che si è dimesso scrivendo di un ambiente resistente al cambiamento.

Ripetiamo. Commisso fa benissimo ad avere il conto economico ai primi dieci posti dell’operazione Fiorentina ma per essere immune da critiche dovrebbe anche mostrare un minimo di coerenza. Gli imprenditori non cercano amore né consenso. Non ricordiamo Del Vecchio, il signor Luxottica, lamentarsi perché qualcuno ha contestato qualche sua operazione. Fa profitti, ha creato un gioiello e incassa. Amen. Se vuoi chiudere i bilanci in attivo ed essere amato e considerato un salvatore, beh allora c’è qualcosa che non va.

Francamente abbiamo trovata esagerata anche la reazione allo striscione appeso a Palazzo Vecchio in cui Commisso viene raffigurato come Joker. Qual è il problema? Non ci sono offese, non ci sono minacce. C’è una presa per i fondelli. Vivaddio. Magari tutte le tifoserie organizzate fossero così lievi. La libertà di espressione dovrebbe essere ancora una valore. Essere il presidente di una squadra di calcio non equivale a essere dotato di un passaporto diplomatico e di un’immunità alle critiche e alle contestazioni (quando civili e nei limiti del codice penale). I tempi sono quelli che sono, visti gli studenti presi a manganellate nel disinteresse quasi generale, ma Joker è francamente poca roba.

Commisso è un signor imprenditore. Lo ha dimostrato negli Stati Uniti. Diventando dal niente uno dei cento uomini più ricchi degli Usa. Ma faccia l’imprenditore. Sempre e solo l’imprenditore. Non vuole più fare il presidente della Fiorentina? Venda. Non si capisce perché tutti quelli che entrano in contatto col calcio italiano, sentano questo irrefrenabile desiderio di spiegarci come funziona la vita. Vogliono far quadrare i conti e ottenere profitto? Hanno tutto il diritto di farlo e il Napolista è persino con loro. Si mettano alla testa di un movimento che spieghi ai tifosi e ai giornalisti che il calcio è cambiato. Siamo pronti a sostenerli. Ma mettano da parte l’adolescenziale ricerca di consenso. Parliamo di profitti, di dare e avere. Poi qual è il punto? Che Steve Jobs è riuscito a fare profitti riuscendo a vendere la panzana di migliorare la vita alle persone? Ma quello era Steve Jobs, anche nell’imprenditoria ci sono dei gradini.

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