ilNapolista

Arbore: «Sanremo 1986 lo avevo vinto io con “Il clarinetto”, poi in classifica stranamente diventai secondo»

A Il Sole: «Quando scesi in sala stampa dopo l’esibizione ero primo, avvertii la gelosia dei giornalisti. Non ho mai saputo cosa accadde»

Arbore: «Sanremo 1986 lo avevo vinto io con “Il clarinetto”, poi in classifica stranamente diventai secondo»
Db Milano 20/04/2007 - Renzo Arbore / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Renzo Arbore

In un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, Renzo Arbore racconta un retroscena relativo al Festival di Sanremo del 1986. Il vincitore era lui, dichiara, ma poi qualcosa di strano accadde in sala stampa.

«La leggenda vuole che lo avessi vinto io con “Il clarinetto”. In effetti, quel sabato sera di tanti anni fa, qualcosa di particolare accadde. Glielo racconto. Io, allora, scrivevo di musica sul Corriere della Sera e sul Radiocorriere TV. Per questa ragione avevo accesso alla sala stampa. Mi ero appena esibito sul palco. Non conoscevo ancora la classifica. Entrai una prima volta in sala stampa e, intorno a me, calò un silenzio di tomba: “Il clarinetto” era in testa. In quel silenzio, avvertii una sorta di gelosia non benevola da parte dei colleghi giornalisti. Poco dopo, tornai una seconda volta: ero sceso, in classifica, alla seconda posizione e venni accolto da un applauso fortissimo dai colleghi. Non ho mai saputo veramente che cosa fosse capitato. Presi però allegramente il secondo posto. Fu preferibile così: io ero reduce dal successo clamoroso di “Quelli della notte”. Ero già molto contento di avere rilanciato la canzone umoristica che, dai tempi di Renato Carosone, era stata accantonata dal Festival di Sanremo e dalla radio».

Arbore racconta il suo affetto verso tre persone in particolare, che hanno fatto parte della sua carriera.

«Le tre persone che mi mancano di più sono Gianni Boncompagni, Luciano De Crescenzo e Mariangela Melato. Boncompagni era profondamente toscano, anzi aretino. De Crescenzo aveva una leggerezza napoletana delicata e divertente. Mariangela mi ha insegnato la dignità, lo studio, il gusto: il suo era un vero codice milanese».

ilnapolista © riproduzione riservata