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Sportweek ricorda Napoli-Juve del 1968, una delle risse più clamorose nella storia della Serie A

Era il 1° dicembre. Un’entrata assassina sui polpacci di Sivori scatenò il finimondo. Tutti sanguinanti e tutti espulsi. E finì con l’addio da furbastro di Omar  

Sportweek ricorda Napoli-Juve del 1968, una delle risse più clamorose nella storia della Serie A
Archivio fotografico Carbone

Sportweek ricorda il far west al San Paolo in occasione di Napoli-Juve 2-1 del 1° dicembre 1968, quando un’entrata assassina sui polpacci di Sivori scatenò la rissa. Finì con Sivori che salutò il Napoli. La doppietta di Vincenzo Montefusco e il gol della bandiera di Pietruzzo Anastasi passarono del tutto in secondo piano.

Sivori salutò venti giorni dopo il fattaccio.

Il 21 dicembre 1968, in diretta televisiva, a “Canzonissima”, conversando con Walter Chiari, davanti a venti milioni di telespettatori, in completo giacca e cravatta, azzimato come un chierichetto, quella bellissima faccia da indio, lo sguardo acceso da una scintilla di furore”.

All’epoca dei fatti, Sivori giocava nel Napoli da tre anni e mezzo, ma l’ultimo lo aveva praticamente saltato per infortunio. Quella domenica, Herrera lo fece marcare da Favalli, con un solo compito: fagli saltare i nervi. E così fu.

“All’ennesimo tackle, l’irrequieto Omar perse le staffe e colpì l’avversario sotto gli occhi dell’arbitro Pieroni. Cartellino rosso immediato. Scoppiò il finimondo. Sivori prese il pallone e lo scagliò addosso a Favalli, poi gli rifilò un calcetto da canaglia. Venne accerchiato quando Dino Panzanato intervenne in sua difesa. Digressione su Panzanato: qualche anno prima, durante un’amichevole del Napoli in Germania finita in rissa, Panzanato aveva preso a calci un cavallo della polizia tedesca, che era entrata in campo per sedare gli animi. Nel corpo a corpo col cavallo, Panzanato gli aveva pure rifilato un morso sul collo. Non stupisca dunque sapere che Panzanato passeggiò con i tacchetti sulla guancia di Favalli“.

Si scatenò una baraonda incredibile.

“Sandro Salvadore centrò con un pugno l’occhio di Panzanato, che cadde a terra, si rialzò e ancora sotto choc rifilò un clamoroso uno-due allo juventino. Tutti sanguinanti, tutti espulsi. Panzanato: 5 punti di sutura e 9 giornate di squalifica. Salvadore: 20 punti di sutura e 4 giornate di squalifica. Sivori: 6 giornate di squalifica, per un totale record – da quando giocava in Italia – di 33 turni di stop inflitti dal Giudice Sportivo. Due mesi di squalifica anche all’allenatore del Napoli Beppe Chiappella”.

Sivori si indignò, convocò una conferenza stampa in cui sparò a zero sul calcio italiano e sulla Juventus, accusando i bianconeri di averlo voluto «fare fuori».

Il senso era: non gioco più, me ne vado. Mossa da furbastro, che messo spalle al muro aveva intravisto una sola via d’uscita”.

Aveva ormai 33 anni, la sua carriera era in declino, le condizioni fisiche erano precarie da mesi e la maggior parte dei compagni, nello spogliatoio, e dei tifosi, non lo volevano più.

“Scelse quindi un’uscita di scena da grande divo, degna della sua fama”.

Canzonissima, appunto.

“Svuotò la villa di Posillipo, vendette la Mercedes, spedì a Buenos Aires dodici bauli con la nave “Rio Colorado”, rifiutò l’offerta di Achille Lauro che lo voleva a dirigere una scuola calcio e la vigilia di Natale si imbarcò a Fiumicino. Se ne andava il più diabolico degli angeli: le conseguenze del livore, ebbene sì”.

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