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L’arbitro Serra fa tenerezza ma non ricordiamo genuflessioni per gli errori di Orsato

Da fischietto a peluche in pochi secondi: l’ha consolato persino Ibra. Ma l’ammissione di colpa di Rocchi è un inedito: è finita la fase Orsato?

L’arbitro Serra fa tenerezza ma non ricordiamo genuflessioni per gli errori di Orsato
Mg Milano 17/01/2022 - campionato di calcio serie A / Milan-Spezia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Marco Serra-Ante Rebic-Rade Krunic-Olivier Giroud

Su due quotidiani sportivi su tre (il terzo è troppo preso dallo sfregio contrattuale di Dybala) titolano sull’ “effetto Serra”. E mentre scriviamo la Gazzetta dello Sport sta pubblicando a raffica sul suo sito un pezzo dopo l’altro sullo “scandalo” del gol annullato al Milan nel recupero contro lo Spezia: in home, per ora, ce ne sono nove. L’arbitro Serra nel frattempo non sa più a chi chiedere scusa. Rincasando, in serata, cosparsosi il capo di cenere, ha fermato un paio di netturbini. I due hanno capito, e l’hanno abbracciato stretto stretto.

Marco Serra ha soffiato nel fischietto con l’ansia interventista di chi doveva condurre il Milan per 7 minuti di recupero alla ricerca del 2-1. Fallo su Rebic, fischio. Tempo di reazione “Hamilton Gp Abu Dhabi”. Ciò che ne consegue è un dramma intimo sbattuto in diretta tv. Messias segna a gioco fermo, i compagni circondano l’arbitro rinfacciandosi di non aver concesso loro il vantaggio. Lui è consapevole del guaio e comincia una tribolazione esposta. Rebic vorrebbe letteralmente azzannargli il cranio, ma anche sul campo i giocatori infuriati colgono lo smarrimento dell’uomo.

Serra è una polaroid di tenerezza, un’istantanea di stordimento. E’ sbigottito, attonito. trenta secondi dopo aver fischiato non è già più un arbitro: ha smesso l’espressione di granito che gli insegnano ad indossare per tenere il punto in vicende come queste. Chiede alla Var di ricontrollare se effettivamente il fischio non si fosse udito solo dopo che il tiro di Messias finisse in rete. L’eco del Meazza, hai visto mai… Ma niente. Non ammonisce alla rinfusa le proteste dei giocatori del Milan, come pure qualcun altro alle strette avrebbe fatto. E’ stato un calciatore mancato Serra, è un mite impiegato di una finanziaria, scrive la Gazzetta che nel frattempo sta scavando nel suo passato alla ricerca evidentemente d’una traccia di follia che giustifichi quello sfondone.

«Un giorno mio zio mi disse: “Ma perché non provi a fare l’arbitro?”. Provai… ed era più bello che giocare!».

Serra, ancor prima che il Milan finisca impallinato in contropiede dallo Spezia, diventa protagonista di un reality parallelo alla partita. I quotidiani raccontano il post-gara come la tv del dolore del pomeriggio: “Rientra negli spogliatoi in lacrime, come sotto choc. Al punto che nessuno dei giocatori milanisti se l’è sentita di insistere con le proteste per quell’errore evidente che ha segnato la partita”. Una delegazione del Milan, capeggiata da Zlatan Ibrahimovic, va persino a consolarlo: “L’arbitro era molto scosso, provato, affranto per quanto accaduto. Ha chiesto scusa anche a loro, e i giocatori lo hanno rincuorato: «Capita a tutti di sbagliare, succede anche a noi. Ibra in prima fila. Lui e Serra, 39enne, sono praticamente coetanei”. Scene da Libro Cuore.

Serra è diventato un peluche. Di quelli che gli accarezzi il pancino e chiede “scusa”. Non c’è verso d’accanirsi. Solo sui social va avanti il pestaggio, ma quello è un fiume inarrestabile, non c’è mai redenzione.

Il passo successivo lo compie l’Aia. Che con una prontezza di riflessi del tutto inedita si scusa a sua volta. Crocifigge il povero Serra ammettendo l’errore marchiano, intestando così al suo arbitro la colpa privatistica della trasmutazione di una vittoria in sconfitta. Lo fa col tono della conciliazione, un’arma affilatissima che disinnesca le ire del Milan. E’ come se nel nome del povero Serra entrambe le parti avessero trovato una compostezza quasi ecumenica: ha sbagliato, ormai è fatta. Andiamo in pace e amen.

Serra, ovviamente, passata la caritatevole ondata pietistica, affronterà la “vendetta” gelida del designatore: salterà qualche partita, verrà messo in un cantuccio a decantare, come usa in questi casi. Ma è evidente che l’Aia nel frattempo inaugura un nuovo corso, e lo fa per costrizione. Quando a Daniele Orsato – che non è Serra, ha ben altro curriculum – era scappato un fischio precoce in circostanze simili durante Juve-Roma, Rocchi non solo non si scusò, ma se la prese indirettamente col suo arbitro per essersi giustificato nel tunnel coi giocatori, dimostrando peraltro di non conoscere il regolamento. Il gol di Abraham al minuto 44 era stato parzialmente risarcito dal rigore concesso senza vantaggio, fu Szczesny a fare la frittata parando il tiro di Veretout. Avesse segnato nessuno se lo sarebbe segnato al dito.

In questo caso il cedimento strutturale di Serra ha preso in contropiede anche i vertici arbitrali, proiettandoli in una nuova dimensione di misericordia, di confessione, di resa politica forse. Un piccolo passo per un arbitro, un grande passo per l’umanità.

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