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Gli ultras fascisti della Lazio che citano De Gregori per contestare Acerbi, ora abbiamo visto tutto

Il Re Leone ora è “un coniglio” perché non ha ringraziato la curva dopo il Venezia. Il comunicato è avanguardia pura: “Ce la siamo presa con Chinaglia, figurati se risparmiamo Acerbi”

Gli ultras fascisti della Lazio che citano De Gregori per contestare Acerbi, ora abbiamo visto tutto
Bergamo 30/10/2021 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Lazio / foto Image Sport nella foto: Francesco Acerbi

Tu, agli ultras della Lazio, “zitti” non lo dici. Non ti metti l’indice davanti alla bocca mentre esulti per un gol, perché tocca a loro esultare. Tu, poi, hai facoltà di correre sotto la curva a ringraziarli. O a beccarti le cazziate – vanno a corrente alternata – accondiscendente. Ringraziando per la lezione morale, ogni volta. Per cui tu, Francesco Acerbi, come osi ribellarti a questa educazione siberiana, a Formello hanno crocifisso gente per molto meno: Hisaj è ancora in riabilitazione politica per aver intonato Bella ciao in mutande su una seggiola d’un ristorante, quell’albanese comunista. E mo beccati il comunicato. Disclaimer: i comunicati per gli ultras moderni sono uno sfogo al pari della mazza chiodata. E’ la vecchia storia della penna che infilza l’orgoglio, deposte le spade. Gli ultras hanno letto tutti Edmond Rostand, ovviamente. E come Cyrano de Bergerac scrivono; scrivono sempre gli ultras. I giornali pubblicano a soddisfazione.

Serve antefatto. Francesco Acerbi, fino a un attimo fa, lo chiamavano “Re Leone”. Poi s’è piccato per certe contestazioni ingenerose, come si dice, e dopo aver opposto un apocalittico indice sulla bocca ai tifosi dopo la gara col Genoa, ha pure spiegato:

Me ne frega meno di niente, fa parte del nostro lavoro, di quello che facciamo. Per fortuna che la gente non sa cosa succede nello spogliatoio. Tifosi? Ora ce ne sono meno di quando c’era il Covid. Eravamo a zero, ora ne abbiamo cinquemila, va bene lo stesso”.

Il tapino s’è persino diplomaticamente scusato con un video sui social. Ma no, l’onta va lavata in maniera appropriata: il comunicato. Ed ecco dunque il capolavoro. Che non possiamo riportare freddamente, nella sua interezza. Di questo pezzo va fatta la versione in prosa, come a scuola.

Acerbi uomo senza onore, via da Roma subito. Nessun perdono per chi tradisce!”.

L’incipit è tutto, e qui c’è effettivamente tutto. Acerbi paga l’eccessiva suscettibilità alle critiche. Manco non facesse il calciatore, tze tze.

Gli ultras srotolano tutto l’armamentario retorico di cui dispongono: il solito polpettone di “onore”, “bandiera”, “sudore”, “rispetto”, sacralità varie ed eventuali.

“Questo non è soltanto uno slogan, ma è molto di più. Significa che i tifosi valgono più dei calciatori, che la nostra bandiera è sacra! Purtroppo i giocatori di oggi sono abituati troppo bene e non hanno mai visto una contestazione come si deve. Abbiamo contestato a duro muso Chinaglia, Nesta, Mihajlovic (per citarne solo tre), monumenti della nostra storia. Siamo entrati negli spogliatoi, a Tor di Quinto e Formello perché qualche giocatore, anche molto più blasonato di uno proveniente da Chievo e Sassuolo, ci aveva mancato di rispetto”.

Gli ultras passano alle rivendicazioni da battaglia, sbattono in faccia a tutti un curriculum di imprese: blitz a Tor di Quinto, la presa di Formello, l’accesso privilegiato agli spogliatoi. Questa è gente che s’è presa a muso duro con Chinaglia, oh. Acerbi viene dal Chievo, dal Sassuolo. Non c’ha manco il pedigree. E’ un trovatello. “Purtroppo i giocatori di oggi sono abituati troppo bene” è pura avanguardia. Il tifoso ha una funzione sociale, in alcuni casi deve sostituirsi alla famiglia, educare. L’ultrà è montessoriano, a volte.

“E dovremmo lasciar passare il gesto e il menefreghismo di un calciatore che ha dimostrato di schifare di un’intera tifoseria? Acerbi ha zittito la curva nella partita scorsa dopo mesi di sostegno a oltranza, Oggi aveva l’occasione, da uomo, di scusarsi sotto al settore ospiti occupato da 3mila tifosi Laziali. A fine partita invece, come un coniglio, mentre gli altri giocatori sono venuti ad esultare con noi, lui se ne è andato via. Si è tirato indietro quando sarebbero bastate scuse sincere”.

Il Re Leone s’è trasformato in un coniglio. Perché mentre i compagni, per prassi consolidata, andavano a chinare il capo sotto la curva (una processione pagana, ormai, un rito standard), lui s’è sottratto. Uno sgarro. Conta il sudore, si sa. Lui ha pure segnato, ma la maglia traspirante non aiuta: i materiali tecnici sono così poco romantici.

A noi che Acerbi sia un giocatore importante per la rosa della Lazio non importa nulla. Per noi contano il sudore, la grinta e il rispetto. Ecco perché, da oggi, Francesco Acerbi non è più gradito qui a Roma. Fino a quando sarà qui, verrà fischiato, In ogni partita!”.

I tifosi si denudano: che faccia il difensore, Acerbi, e che lo faccia bene, a loro non importa. Non si tratta di pallone qua. Parliam d’amore, sentimenti, viscere. L’ultrà laziale, che di sé ama trasfigurare l’immagine fino a farsi fiera, milite dalla scorza inscalfibile, è in realtà un pucciosissimo coccolone. Vuole un segno d’amore, ogni weekend. Un occhiolino che ne ripaghi l’impegno, quelle lunghe ore spese a cantare rime da quinta elementare da una balaustra, al freddo e al gelo.

La chiosa però vale il prezzo di queste 40 righe. Attenzione:

E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori tristi che non hanno vinto mai. ACERBI VATTENE! Ultras Lazio”.

I fascistissimi ultras della Lazio citano Francesco De Gregori. Ora, davvero, abbiamo visto tutto.

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