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Gazidis: «Sembra strano ma il cancro mi ha permesso di crescere, di sentirmi parte di una comunità»

Al Telegraph: «Mi ha permesso di essere più empatico. Mi sono reso conto di quante persone attraversano quotidianamente enormi difficoltà»

Gazidis: «Sembra strano ma il cancro mi ha permesso di crescere, di sentirmi parte di una comunità»
Milano 28/11/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Sassuolo / foto Image Sport nella foto: Ivan Gazidis

«Se qualcuno fosse entrato, avrebbe certamente pensato che fosse il covo di un tossico», così dice al Telegraph Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan, descrivendo il tetro monolocale di New York che è diventato la sua casa ad agosto e a settembre. Ora, parlandone, può sorridere. Anche se il sentimento predominante rimane la gratitudine per i suoi continui progressi nella battaglia alla malattia, una malattia ch’è un calvario e che gli ha cambiato la vita.

«Non è facile dire ai tuoi genitori che hai il cancro», dice Gazidis.

«I miei hanno ottant’anni e non ho ancora potuto vederli di persona. Sento di aver imparato molto. Il cancro ti fa riflettere su ciò che è davvero importante».

A Gazidis, che è stato anche amministratore delegato dell’Arsenal tra il 2009 e il 2018, è stato infatti diagnosticato un cancro alla gola a luglio, quando un controllo di routine ha identificato un gonfiore ai linfonodi. Era troppo tardi per l’intervento e così sono seguite otto lunghissime settimane di cure intensive. Gazidis ora è guarito. E domenica scorsa è tornato per la prima volta a San Siro. I tifosi gli hanno dedicato uno striscione – “Coraggio e tenacia , Ivan Gazidis un caloroso benvenuto a casa” – e si son pure lanciati in un coro spontaneo. «Uno di noi».

«Sono stato fortunato. Non avvertivo nessun sintomo. Era nelle mie tonsille ma non si era diffuso nel resto del mio corpo. No, alla notizia non ho avuto uno shock. Mi chiedevo solo quante fossero le mie possibilità di sopravvivenza, quali fossero le migliori opzioni di trattamento, quali fossero le parole giuste per dirlo alla mia famiglia, come avrei fatto per il lavoro».

Due mesi di chemioterapie a New York. «

Sembra strano, ma di questa esperienza difficile porterò con me alcune cose meravigliose. Mi ha permesso di crescere, di essere più empatico e di mettermi in contatto con le vite di persone provenienti da tutto il mondo. Mi sono sentito parte di una comunità, mi sono reso conto di quante persone attraversano quotidianamente enormi difficoltà.

Ora, finalmente, il ritorno graduale al lavoro.

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