Al CorSport: «Ci sono due tipi di giocatori: quelli che fanno la differenza e quelli che devono correre. Il calcio così non sta in piedi. Giocatori e allenatori si ridurrebbero lo stipendio con una riduzione del calendario»

Il Corriere dello Sport intervista Carlo Ancelotti, oggi sulla panchina del Real Madrid. Ex allenatore del Napoli, si sofferma sulla squadra partenopea e racconta la realtà madrilena.
«L’offerta del Madrid è stata una fantastica sorpresa, anche se non avevo mai perso i contatti con il club. Dipendesse da me resterei a vita, non esiste un posto migliore di questo per fare calcio e per vivere. Al Real è tutto così uguale e immutabile, l’unica cosa che cambia sono gli allenatori. Gli stessi fisioterapisti, gli stessi magazzinieri, gli stessi giornalisti, la stessa visione, la stessa urgenza di grandezza nonostante i danni finanziari prodotti dalla pandemia. Tra un anno, a fine dicembre 2022, sarà pronto il nuovo Bernabeu e per luglio Florentino ha intenzioni serissime».
Sulla Superlega, di cui Florentino è un irriducibile sostenitore.
«Il calcio deve cambiare e deve farlo in fretta. Per prima cosa bisogna ridurre il numero delle partite, si gioca troppo e male, la qualità dello spettacolo è precipitata, i giocatori non ne possono più, alcuni rifiutano la convocazione in Nazionale. Stanchezza fisica e mentale, uno sproposito di infortuni, partite che finiscono 10 a 0, è ora di dire basta».
Continua:
«Tempo fa ne ho parlato con Wenger. Sono sicuro che i giocatori sarebbero disposti ad abbassarsi lo stipendio se passasse la riduzione del calendario. Gli allenatori farebbero lo stesso. Oggi non siamo più i grado di lavorare e di incidere. Il calcio, così, non sta in piedi».
Da qui nasce l’idea di Superlega.
«L’idea della Superlega nasce proprio dall’esigenza di un cambiamento sostanziale».
Ancelotti è considerato un risultatista.
«Le vittorie, i titoli sono l’unità di misura dell’allenatore. Il profitto influenza tempi e carriere, è così in tutti i settori. Chiaro che giocando bene è più facile ottenere il risultato. Io diverto quando vinco. Ad ogni modo non mi ritrovo in alcuna sottocategoria. Il bravo allenatore è quello che adatta il gioco alle caratteristiche dei giocatori. Se ho Modric e Kroos non posso pretendere di fare pressing alto. Sarei un idiota se con un attaccante come Vinicius, che ha un motorino sotto i piedi, non puntassi sul contropiede. Ti faccio un esempio: se davanti ho Ronaldo studio il modo di fargli arrivare la palla, non gli chiedo di sfiancarsi con i rientri. Lo stesso con Ibra. I giocatori sono di due tipi: quelli che fanno la differenza e quelli che devono correre. Deve averlo detto Conte, e se non è stato lui va bene egualmente. Non ho ma coltivato un’ideologia. Il guardiolismo, il sarrismo. Il mio credo è l’identità di squadra».
Ancelotti è coinvolto nell’inchiesta Pandora Papers. Spiega la sua posizione.
«Non c’è stata evasione. Creai una società per gestire i diritti di immagine nel pieno rispetto del regime fiscale inglese che considera non tassabili i guadagni dall’estero. Quella società è stata sciolta, peraltro».
Si tratta di migliaia di euro, spiega, non di milioni e nega di aver mai fatto il nero.
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