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Su El Pais “il complesso spagnolo di Mourinho”: «Gli psicologi pagherebbero oro per averlo sul divano»

“Non è necessario rivolgersi a Freud per rilevare un trauma radicato: la Spagna. Li ha fatti fuori tutti appena arrivato alla Roma”

Su El Pais “il complesso spagnolo di Mourinho”: «Gli psicologi pagherebbero oro per averlo sul divano»
Roma 26/09/2021 - campionato di calcio serie A / Lazio-Roma / foto Image Sport nella foto: Jose' Mourinho

“Ah, quanto pagherebbe uno psicologo per 50 minuti di Mourinho sul duo divano”. Chissà quante cose scoprirebbe di questo allenatore che Daniel Verdù su El Pais descrive come “un personaggio a tratti travagliato, malinconico, narcisista ed egocentrico. Un ragazzo odioso e allo stesso tempo accattivante, eroico, nella sua ostinata scorrettezza politica”. Uno che per l’editorialista spagnolo soffre di un “complesso” evidente: la Spagna.

“Non è necessario rivolgersi a Freud, però, per rilevare un trauma radicato: la Spagna”.

La Roma non ha mai avuto un gruppo così ampio di giocatori della stessa nazionalità. Era qualcosa di unico. Gli argentini ei brasiliani sono stati fino all’anno scorso quelli che avevano nutrito di più la squadra in periodi diversi. Ma una combinazione di coincidenze, attraverso Monchi, ha trasformato la squadra in una provincia calcistica spagnola. Il momento di splendore è arrivato il 18 marzo, in Ucraina con Pedro, Borja Mayoral, Villar, Carles Pérez e Pau López dall’inizio a giocarsi il passaggio ai quarti di finale di Europa League contro lo Shakhtar. Ha funzionato. Nemmeno in campionato sarebbe facile trovare un club con il 40% della formazione nazionale titolare. Ma i loro giorni erano contati”.

Il caso del fantastico Gonzalo Villar è il più eclatante di questa improvvisa estinzione e spiega chiaramente il modo un po’ sdolcinato di intendere il calcio di Mourinho. Era da tempo che Trigoria non aveva un talento in mezzo al campo come il Murcian. Era così bravo che a Roma l’anno scorso non si capiva come Luis Enrique non lo avesse convocato. Ma Mourinho, la nemesi, è arrivato in quell’universo e l’incantesimo è finito. Per un po’ si è detto che i portoghesi giocassero molto bene, ma si dimenticavano di fare gol. Il contributo culturale dell’ex tecnico del Real Madrid – amplificato globalmente dai record di Cristiano Ronaldo – è stato quello: la lotta contro il gioco corto e orizzontale. Il tiki-taka, wow. E Villar è il figlio di quella creatura. Tecnicamente veloce mentalmente. La palla tra i piedi. E nel calcio di Setubal non c’è una trama fissa su cui muoversi in quel modo in campo”.

“Il resto dei casi è più chiaro. L’ha venduto a Pedro appena arrivato. Costava troppo e aveva altri giocatori per quel ruolo. Soprattutto la giovane stella della squadra, Nicolò Zaniolo, a cui bisognava dare spazio dopo l’infortunio. Sembrava una decisione ragionevole. Pau López, il portiere, è finito all’Olympique Marsiglia in prestito con obbligo di riscatto. Mourinho voleva un portiere esperto e ha portato il suo connazionale Rui Patrício (33 anni). E Mayoral, come Villar, sembra troppo ordinato per il calcio anarchico e fisico di Mou. Oggi, l’unico che gioca di tanto in tanto è Carles Pérez. Ma al di là della tattica, forse qualcuno troverà altre risposte sul divano”.

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