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Manfred Kirstein, accusato 50 anni fa di aver “atterrato” Boninsegna ma stava solo cercando il bagno

Sul Giornale. Accadde durante Borussia-Inter. Il povero ragazzo fu arrestato e la sua vita distrutta. Peppino Prisco si battè per una sentenza che fece storia

Manfred Kirstein, accusato 50 anni fa di aver “atterrato” Boninsegna ma stava solo cercando il bagno

Su Il Giornale una storia bellissima, quella di Manfred Kirstein, arrestato durante Borussia-Inter del 1971 perché individuato come il colpevole del ferimento di Boninsegna per una lattina lanciata in campo dagli spalti. Ma lui era solo corso via in cerca del bagno…

Una storia che ha dell’incredibile. Manfred all’epoca aveva 29 anni, era un operaio specializzato a Bruggen, tifava Borussia. Era allo stadio Bökelbergstadion il 20 ottobre 1971, per vedere la semifinale con l’Inter.

La partita era sul 2-1 per i tedeschi. Boninsegna, autore del pareggio per l’Inter, si avvicina alla linea di fondo per battere una rimessa laterale e cade a terra, colpito da qualcosa. Accanto a lui, una lattina, che viene raccolta da qualcuno e poi, passando di mano in mano, sparisce.

Mazzola se ne accorge:

«Stavo cercando di capire dove fosse finita quando mi volto e vedo un tifoso italiano che sta bevendo una Coca Cola a pochi metri da me. Me la faccio dare, la svuoto un po’ e la consegno al direttore di gara: ecco cosa ha colpito il mio compagno, faccio. Lui la gira e fa ok con la testa».

Alfeo Biagi, su Stadio, raccontò quello che intanto accadeva a Manfred:

«Mi voltai di scatto: un giovane, biondo e atticciato, cercava di sgattaiolare dal suo posto di tribuna, ma fu subito afferrato da un paio di poliziotti che lo trascinarono via senza complimenti».

Era Manfred, “ma si era alzato per andare in bagno. E si ritrovò in gattabuia per sbaglio come un Fantozzi alla riscossa”.

Boninsegna esce su una barella. Da quel momento, il Borussia dilaga. La partita finisce 7-1. L’Inter, però, si aspetta lo 0-2 a tavolino per questo, dicono, hanno mollato gli ormeggi.

“Ma non è così: per i regolamenti il Borussia rischia la squalifica ma non la sconfitta in automatico. Peppino Prisco studia il ricorso fino all’ultimo cavillo, la sua arringa davanti alla Disciplinare di Ginevra è come un contropiede di Ronaldo il Fenomeno“.

L’Uefa fa ripetere la partita e a Milano l’Inter vince 4-2, mentre il ritorno finisce 0-0.

“Bordon giovanissimo para un rigore a Sieloff. In finale con l’Ajax vanno i nerazzurri. Ma a decidere la partita è stato Peppino Prisco“.

E Manfred? Viene ricoverato all’ospedale di Kaldenkirchen per un’ulcera allo stomaco, racconta il quotidiano.

Ha paura ad uscire di casa. Travolto da una storia più grande di lui, stritolato dai meccanismi di un ingranaggio mediatico senza pietà, famoso suo malgrado in tutto il Paese, e perseguitato da centinaia di telefonate anonime, ha persino comprato un cane lupo per andare in giro, quelle poche volte che lo fa. Ma non è il suo solo problema: il Borussia vuole chiedergli il risarcimento danni, compreso il mancato incasso della partita successiva, più o meno un milione di marchi (180 milioni delle vecchie lire). E in famiglia non va meglio: il papà muore, c’è chi dice di crepacuore, la moglie Ursula viene inseguita per strada dai teppisti quando fa shopping, la figlia di otto anni viene addirittura picchiata a scuola dai compagni di classe. Dice: «Non metterò mai più piede in uno stadio di calcio,
la mia passione, dopo questa terribile avventura, finisce qui». Quattro testimoni dicono che è stato lui ma non è vero”.

40 anni dopo, uno dei tifosi, Helmut Bähren, dichiara al Rheinische Post che non è stato Manfred a lanciare la lattina, ma «un italiano». Ormai, però, per Manfred è troppo tardi.

Lo assolve anche un rapporto della Polizia:

«Sulla base di numerose testimonianze si deve presumere che la lattina sia stata lanciata da un gruppo di tifosi italiani».

Non era Boninsegna il bersaglio, ma Muller accanto a lui.

Alla fine il colpevole non è mai stato individuato. Manfred è stato assolto anche dal tribunale con formula piena.

“Oggi, la lattina dello scandalo è esposta al Museo del Borussia”.

“Per quarant’anni il barattolo di Coca Cola è stato conservato nel Museo olandese del Vitesse, donata dall’arbitro di quella partita, Jef Dorpmans, scomparso sette anni fa”.

 

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