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Last Banner, per la prima volta contestata agli ultrà l’associazione a delinquere finalizzata all’estorsione

Una sentenza che fa storia. Il reato è stato confermato per 4 degli imputati. Soddisfatto l’avvocato Juve Chiappero: «Non si può più dire ‘La Juventus siamo noi’»

Last Banner, per la prima volta contestata agli ultrà l’associazione a delinquere finalizzata all’estorsione
Una vecchia immagine della Curva della Juventus: Juve-Lazio, 25/08/2018 -Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Juventus ultras curva sud

Ieri è arrivata la sentenza nel processo Last Banner, sulle pressioni esercitate dagli ultras della Juventus sul club bianconero. Sei ultras condannati e sei assolti. Ma la sentenza è epocale, fa storia: è la prima volta che ad un gruppo ultrà viene contestata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione. La Stampa scrive:

“La Corte, presieduta dal giudice Roberto Arata, ha confermato per quattro imputati l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione. Un reato contestato a un gruppo ultrà per la prima volta in Italia. Che ben racconta l’articolata indagine. Ci sono gli atti di prevaricazione”.

Il dirigente Digos Carlo Ambra, ha raccontato, ad esempio, in aula, che gli ultras «si autoriservavano delle aree in cui nessuno poteva sostare», a dispetto della numerazione e dell’attribuzione nominale dei posti. E sugli steward ha detto: «non erano tollerati dagli ultrà, che mal gradivano il controllo».

In aula si è parlato di «atteggiamenti intimidatori», coordinati dal gruppo dei Drughi. Proprio al loro capo, Mocciola, è toccata la condanna più pesante: 4 anni e 10 mesi.

Il quotidiano scrive:

“Lui, imputato principale, non si è perso nessuna udienza, durante testimonianze e deposizioni ha preso appunti, durante il suo interrogatorio ha risposto quasi con aria di sfida, e al termine della lettura del dispositivo si è avvicinato alle parti civili e ha applaudito: «Bravi, bravi»”.

L’avvocato della Juventus, Luigi Chiappero, ha manifestato la sua soddisfazione per la sentenza.

«Questo è un processo particolare. È stata una sentenza lunga un anno, nel senso che si è voluto da parte della forza pubblica e della pubblica accusa monitorare non solo un episodio, ma tutto un periodo. È una sentenza importante, che segna i rapporti tra società e ultrà. Le condanne per le violenze private, l’associazione a delinquere e i fatti estorsioni danno un segnale diverso. Non si può più dire ‘La Juventus siamo noi’ nel modo in cui è stato detto pretendendo le cose in quel modo».

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