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Il Fatto: Mancini e Vialli coinvolti nell’inchiesta Pandora Papers, ma sulla vicenda cala il silenzio di Stato

Non un commento ufficiale, né dai diretti interessati né da Figc, Coni o la Vezzali. Eppure la questione, nel mondo del pallone, ha fatto molto rumore

Il Fatto: Mancini e Vialli coinvolti nell’inchiesta Pandora Papers, ma sulla vicenda cala il silenzio di Stato
Mg Londra (Inghilterra) 11/07/2021 - Euro 2020 / Italia-Inghilterra / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gianluca Vialli-Roberto Mancini

Nelle carte dell’inchiesta giornalistica Pandora Papers, che nella prima tranche aveva interessato anche Ancelotti e Guardiola, compaiono anche il ct della Nazionale, Gianluca Vialli e il suo collaboratore ed amico Roberto Mancini. I due hanno investito soldi in due società registrate alle British Virgin Islands, paradiso dell’offshore.

Eppure, scrive il Fatto Quotidiano, nessuno ne parla.

“Analisi tattiche sulla sconfitta contro la Spagna. Pronostici sulla finalina di domenica per un torneo, la Nations League, che non conta nulla. Grandi disamine sulle prospettive della Nazionale in vista dei prossimi Mondiali in Qatar. Ma neanche una parola, nemmeno un piccolo commento di sfuggita, sull’autogol di Roberto Mancini e Gianluca Vialli: simboli della Nazionale campione d’Europa”.

Il calcio italiano non ci ha fatto una bella figura, ma nessuno sembra essersene accorto, “stando al silenzio di Stato calato sulla vicenda“. In realtà, continua il quotidiano, è tutta apparenza: nei corridoi del pallone l’inchiesta “ha fatto ovviamente molto rumore”.

La notizia è girata di bocca in bocca per tutto il pomeriggio, mentre i dettagli della vicenda correvano nelle chat, insieme a qualche commento velenoso. Ma nessuno parla, almeno non ufficialmente”.

Gravina ha voluto fortemente Mancini alla guida della Nazionale, ora anche la posizione della Figc è diventata scomoda, anche se si tratta di una vicenda esclusivamente personale.

Dalla Figc rispondono solo con un secco no comment, tanto più che i fatti risalgono al 2009, quando il mister non aveva alcun tipo di rapporto con la nazionale ma allenava in Inghilterra. E lo stesso vale per Gianluca Vialli, oggi capo delegazione degli Azzurri. Nessuna presa di posizione nemmeno dalle altre istituzioni sportive. Neanche una battuta dal Coni: il presidente Malagò di solito non perde occasione per dire la sua sui più svariati temi del giorno, non stavolta. Ma del resto sarebbe stato sorprendente il contrario, considerato che Mancini è di casa al circolo Aniene, e la sua nomina a Ct fu fatta proprio durante il commissariamento della Figc da parte del Coni, scelta vincente più volte rivendicata dalle parti del Foro Italico. E che dire di Palazzo Chigi? Semplicemente nulla da dire, perché anche dall’ufficio della sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, non risultano commenti. Lo stesso silenzio che ha improvvisamente colpito i politici. Eppure Mancini era e resta il volto della formazione campione d’Europa. Bello, bravo e vincente, benvoluto dalla critica, praticamente un santino azzurro. Rappresenta lo sport italiano nel mondo. Lo rappresenta nel migliore dei modi?

 

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