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I rigori sono un falso problema, Insigne ha capito che non è centrale in questo Napoli

La fase offensiva non passa più obbligatoriamente da lui. In più il tempo passa. Insigne che lo attende una scelta sofferta

I rigori sono un falso problema, Insigne ha capito che non è centrale in questo Napoli
(Kontrolab)

La rivoluzione nel Napoli è in atto. È una rivoluzione dolce, dolcissima. Una rivoluzione da ventiquattro punti. Una rivoluzione che somiglia tanto ad una nuova alba. Ogni rivoluzione miete le proprie vittime. Vittime la cui unica colpa è essere fuori tempo massimo. Il dibattito mainstream è un parlarsi addosso di rigori. Ma non è quello il vero punto. Il vero punto è un altro. È la storia di un capitano e di un calciatore che lottano contro un avversario imbattibile: Il tempo. Non ci sono finte. Non ci sono rabone. Non c’è nulla da fare per superarlo. Anzi è il tempo che ti supera. Ed il tempo ha forme sempre differenti. Sempre indispensabili. Con le quali fai fatica a dialogare. Perché hanno qualcosa che in te non c’è più: la freschezza dell’età. Si può anche cercare di ingannarlo il tempo, se la società te lo permette, ma poi si finisce per non essere più se stessi.

La questione Insigne-rigori è secondaria rispetto alle due problematiche che gli errori dal dischetto del capitano del Napoli palesano. Una tecnica e l’altra psicologica. Rispetto al passato quando era fulcro ed anima offensiva del Napoli oggi Insigne è passato ad essere un terminale “laterale” rispetto allo sviluppo della manovra offensiva del Napoli. Lungi da me addentrarmi in analisi puramente tattiche, che mi vedrebbero studente. Ma dal vivo è evidente la subalternità odierna di Insigne. Oggi il capitano è una delle opzioni. Non l’Opzione. La seconda problematica è l’estrema sofferenza psicologica, che si manifesta anche in modo posturale di Insigne, per scarsa partecipazione alla fase offensiva. La fase offensiva del Napoli odierno è molto più violenta ed “ignorante”. Voglio il gol me lo vado a prendere. È un attacco di puro istinto. Un attacco di pura fame. Ed in questi due aggettivi c’è tutto Victor Osimhen. Nell’attuale attacco del Napoli Insigne oggi fa fatica. Fa fatica perché non è un attacco nelle sue corde. Fa tutto parte della rivoluzione del tempo.

Insigne oggi è tecnicamente uno specialista. Un giocatore che nel football americano giocherebbe solo all’occorrenza. Al momento si limita sporadicamente ad innescare Osimhen. il quale fa reparto da solo. Evidente è l’azione del 10′ quando dalla tre quarti azzurra Insigne lancia Osimhen. Il quale lotta da solo per qualche secondo e sfiora il gol. Insigne e Politano arrivano a tiro scoccato. Non sono lenti. È Osimhen ad andare troppo veloce. Rispetto agli anni precedenti quando era il fulcro del gioco, come regista offensivo di una squadra che pendeva dalle sue intuizioni, la realtà attuale è un po’ diversa. Non è un accanimento contro Insigne. È solo un fisiologico cambio di spartito offensivo che a Napoli i tifosi non hanno colto. E che il diretto interessato fatica a digerire. L’attuale capitano si trova ad uno snodo cruciale della propria carriera. Tra la voglia di chiudere la carriera a Napoli e la necessità di guardare in faccia la realtà. Saranno ovviamente Spalletti e la società a governare il processo. Il Napoli sta cambiando pelle. Da squadra piccola e tecnica e rapida, sta diventando potente e veloce ed appuntita. In questo trapasso la vittima è Insigne. L’ultimo alfiere di una storia bella, ma che è finita, con buona pace dei tifosi.

La questione dei rigori sbagliati è solamente l’indicatore del malessere di Insigne che ha già introiettato la problematica del suo futuro. Al momento i suoi errori dal dischetto non stanno producendo effetti negativi (esclusi quelli che lo hanno preso al Fantacalcio). La squadra grazie ad un momento molto favorevole sta sopperendo agli errori dal dischetto con grande voglia e grande abnegazione, grazie ad un centravanti che, per peso sulle sorti della squadra incide percentualmente di più ad ogni partita. La cui tenuta nervosa sembrerebbe migliorare, ma è sempre bene monitorare. Se dovesse continuare ad andare cosi bene, fossi nei tifosi del Napoli non dormirei sonni tranquilli. Al PSG Kilyan Mbappe a giugno dirà addio, a meno di cataclismi. Icardi è sempre più impegnato sui social che sul terreno di gioco. Ad oggi i centravanti giovani maggiormente dominanti sono guarda caso due. Uno già sulla breccia da due anni. Con un procuratore, azzardiamo, efficace. L’altro sta dischiudendo adesso le ali, diventando l’idolo di una tifoseria, che si rassegni ad un addio nel giugno del 2023.

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