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Zielinski non riesce ad abbandonare la terra di mezzo

È ancora sideralmente lontano dai numeri e dall’autorevolezza di Hamsik. È un campanello d’allarme: niente pianti ma non va neanche sottovalutato

Zielinski non riesce ad abbandonare la terra di mezzo

Non si fa certo fatica a ricordare altre occasioni in cui Zielinski abbia gettato malamente al vento occasioni da goal simili (nello sviluppo stesso del gioco) a quella che ha sprecato al minuto 35 di Napoli – Spartak Mosca. Una, identica, in un Inter – Napoli della stagione 18/19, una partita che il Napoli avrebbe perso al 90’ dopo l’espulsione di Koulibaly, innervosito dai fischi che i milanesi gli riservarono per tutta la partita.

Viene da sottolinearlo perché è lecito aspettarsi un sangue freddo diverso per questi rigori in movimento (ma senza portiere) da un ragazzo con la tecnica e il calcio pulito di Piotr. Tanto delizioso tecnicamente, tanto acerbo (a ventisette anni, però) nell’assumersi con più continuità la responsabilità di decidere le partite. Avesse fatto questo step, sarebbe stato più complicato trattenerlo a Napoli. E invece Zielinski, nonostante la crescita importante della passata stagione, questo step non pare averlo fatto. È lì, nella terra di mezzo. Coi mezzi tecnici per decidere le partite che contano ed una faccia da bravo ragazzo che pare raccontare tutt’altro. È forse per questo (più che per la presenza dello slovacco, come Zielinski dichiarò da Dimaro) ch’è rimasto ancora sideralmente lontano dai numeri e dall’autorevolezza di Hamsik.

Questo anche per dire che al di là dell’ingenuità di Mario Rui – assolutamente senza senso – il Napoli avrebbe avuto, più volte con Petagna e poi, clamorosamente, con Zielinski, la possibilità di mettere in ghiaccio una partita che nei primi trenta minuti poteva stare serenamente sul tre a zero, nonostante l’uomo in più dei russi. E che s’è complicata a causa di un atteggiamento che, dopo l’espulsione del portoghese, risulta difficilmente spiegabile. Un Napoli sfilacciato e sparagnino nel secondo tempo, presuntuoso ed ingenuo nel primo. Come in ricordi che non vorremmo fossero rievocati.

La sconfitta del Napoli è inaspettata, ma per quello che s’è visto, almeno nel secondo tempo, meritata. Lo Spartak ha
creduto di più nella vittoria. È stato forse sporco, ma più cattivo dei partenopei.

La speranza è che sia una sconfitta costruttiva, che non mini certezze ed entusiasmo. Dovrà essere bravo Spalletti a gestirla.

D’altronde è bene recepire il primo campanello d’allarme e dargli il giusto peso, evitando di sottovalutarlo ma rifuggendo pianti spropositati e abbattimenti immotivati: il girone – vista la vittoria del Legia sul Leicester – è ancora più che alla portata degli azzurri. Sarebbe un peccato, specie con un Osimhen che continua ad affinare il coltello e rimpinguare i numeri, non insistere sulla necessità di un cammino europeo importante.

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