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L’inconcepibile e fastidioso “odio” dei tifosi fiorentini nei confronti dei napoletani

Terre simili per storia, cultura e buona cucina. Eppure nel calcio, dove pure hanno vissuto tradimenti affini, c’è rivalità

L’inconcepibile e fastidioso “odio” dei tifosi fiorentini nei confronti dei napoletani

“Un fiorino. Un fiorino. Ah, uno entra, esce, sempre un fiorino”: esordiamo con questa massima del sommo Troisi (citare Massimino fa sempre un certo effetto) in una conosciutissima scena di “Non ci resta che piangere” film storico di Massimo assieme al grande Roberto Benigni. Sì perché Toscana e Campania sono terre affini, belle, simpatiche, dove si mangia bene. Macché bene, benissimo. Firenze è fucina di artisti e personaggi famosi. Dante, Botticelli, Leonardo Da Vinci, Brunelleschi, Giovanni da Verrazzano. Per non parlare della Toscana comica che schiera in campo Benigni, Panariello, Pieraccioni, Carlo Monni, il livornese Marco Messeri. Insomma la Toscana e, in particolare Firenze, in quanto a cultura non è inferiore a nessuno. Inoltre sono due terre estremamente turistiche. Quando gli americani prenotano il giro in Europa tappe obbligate oltre a Venezia e Roma sono Napoli e/o Sorrento e Firenze.

C’è sempre un filo conduttore che unisce la terra dei vigneti e dell’Arno al golfo della città alle pendici del Vesuvio.

Collegandoci al calcio, toscani a Napoli hanno fatto sempre bene e hanno trovato un’alchimia forte con la tifoseria. A cominciare da Mazzarri fino ad arrivare a Spalletti e come non citare Maurizio Sarri (nato a Napoli ma cresciuto in Toscana).

Come dimenticare l’odio sportivo per la Juve. Quanti giocatori hanno tradito i propri tifosi per accasarsi ai bianconeri. Baggio, Ferrara, Chiesa, Bernardeschi, Higuain. Spesso è capitato che Firenze e Napoli sono state due trampolini di lancio per ambire a qualcosa di più da parte dei propri beniamini.

Eppure da un po’ di anni a questa parte, noto un certo astio nei confronti dei napoletani da parte dei fiorentini. Cavolo, ho citato tra le eccellenze che si trovano nei libri di scuola, non posso credere che un popolo con una cultura così elevata possa abbassarsi a livelli che posso aspettarmi (senza offesa) da piazze come Brescia, Verona e Bergamo. Piazze che lavorano, che producono ma con una storia meno densa, meno ricca rispetto a quella che può essere anche Padova o Venezia (per restare in casa mia).

Napoli e Firenze dovrebbero andare a braccetto, essere i fiori all’occhiello del Sud e del Nord Italia ed invece, soprattutto da parte dei gigliati, c’è una sorta di rivincita personale nei confronti dei partenopei. Tutti sanno che mi riferisco a quel 29 aprile 2018, giornata nera per gli azzurri. 3-0 per la Fiorentina e Napoli che si sveglia definitivamente da quello che poteva essere il sogno scudetto. La tripletta di Simeone fu ingigantita da una Fiorentina che non aveva più nulla da chiedere al campionato eppure fece la partita dalla vita con uno stadio che non vedeva l’ora di battere il Napoli. Ma come? Entrambi non vediamo l’ora di battere la Juventus ed ora ci mettete tutta questa “garra” per batterci e distruggere definitivamente quello che già era stato distrutto la sera prima davanti alla televisione nell’albergo fiorentino in quel di Milano.

Non voglio essere frainteso, la Fiorentina non doveva scansarsi ma a mio parere ci mise quel pizzico di cattiveria in quella giornata dove il Napoli non entrò mai in campo.

Devo ancora capire il perché, e così come l’odio con i romani (anche se quello lo circoscrivo agli ultras), non capirò mai. Per me Firenze e Napoli debbono farsi la guerra in campo ma poi avere una sorta di rispetto come due fiorettisti che al termine della battaglia si inchinano uno di fronte all’altro. Forse chiedo troppo?

 

Alessio D’Aco

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