Parlando dei problemi di salute mentale e di un possibile ritiro, sta preservando la propria vita e scardinando i due capisaldi dello sport professionistico: soldi e trionfi
Naomi Osaka fa molto discutere. Nel mondo ovviamente. In Italia non se la fila praticamente nessuno. La tennista 23enne, che già aveva parlato di un malessere mentale e della sua depressione, dopo essere stata eliminata a Flushing Meadows, ha pianto in conferenza stampa e ha dichiarato che non sa quando tornerà a giocare. La Süddeutsche se ne occupa con un commento molto intelligente e sensibile di Jürgen Schmieder.
Ha ricordato le reazioni violente che sono seguite all’uscita di Osaka.
Una possibile fine della carriera a 23 anni? Con tutto quello che poteva ancora ottenere – atleticamente e finanziariamente? Le reazioni sono violente, “mocciosa viziata”, “piagnone”, “egocentrica infantile” sono i commenti più carini sui social media.
Ha giustamente rammentato che nessuno ha speso termini simili quando Federer pianse per la finale persa nel 2009 agli Australian Open.
Se il maestro piange, mostra emozioni. Se Osaka piange mentre parla apertamente di seri problemi di salute – e non è altro che questo, non si chiama sanità mentale per altro – allora è una piagnucolona. Siamo nel 2021, giusto?
Agli atleti viene spesso chiesto di essere dei modelli, e Osaka non è esattamente questo? Un modello per tutti coloro che sono infelici e non hanno il coraggio di parlare.
Ci sono spesso due unità di misura nello sport professionistico, e anche in una società orientata alla performance: trionfi e guadagni. Chi è tra i migliori al mondo ma non vince un titolo, viene subito considerato incompleto.
In un documentario di Netflix su sé stessa, Osaka dice: “Nessuno conosce i sacrifici che fai solo per essere bravo”. Racconta che ha giocato a tennis solo per dare ai suoi genitori una vita migliore – dopotutto, hanno compiuto molti sacrifici affinché potesse diventare una professionista.
“Per molto tempo ho legato il mio valore di persona ai miei risultati nel tennis. Ma chi sono io se non sono un tennista?” Deve una risposta a questa domanda a una sola persona: se stessa. Una carriera professionistica è solo una piccola parte della propria vita, dura pochi anni. Ora puoi calcolare cosa perderebbe Osaka se mettesse fine alla sua carriera: titolo, soldi, fama. E dimenticare ciò che potrebbe guadagnare: sanità mentale e una vita felice.