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La squadra che non accetta omofobia e razzismo, e si ritira ogni volta per principio

I Loyal di San Diego allenati dal mito del soccer Usa Donavan sono ormai un simbolo. Il video delle proteste in campo è diventato virale

La squadra che non accetta omofobia e razzismo, e si ritira ogni volta per principio

Lui è Landon Donovan, ora allenatore e dirigente dei San Diego Loyal, nel campionato di calcio USL (la serie B nordamericama). E’ considerato come il più grande giocatore nella storia del calcio maschile statunitense. Ed anche grazie al suo nome è diventato il simbolo di una sorta di rivoluzione “sociale” del calcio, dal basso. In nome del rispetto dei diritti, contro le logiche dello sport che in quanto tale può ammettere un pizzico – ritenuto fisiologico – di razzismo e omofobia.

Durante un pareggio contro gli LA Galaxy II, nel settembre 2020, Omar Ontiveros dei Galaxy rivolge un insulto razziale al difensore dei Loyal Elijah Martin. Due giorni dopo i Loyal condannano l’accaduto pubblicamente rinunciano al punto guadagnato sul campo. La motivazione: “Non vogliamo nemmeno riconoscere di essere parte di una partita in cui si avvengono cose del genere. Il Loyal nel nostro nome è il simbolo della diversità nella nostra comunità e come club non lo sopporteremo”.

Una settimana dopo, i Loyal lasciano il campo durante una partita contro i Phoenix Rising dopo che Junior Flemmings offende contro il centrocampista Collin Martin, che è dichiaratamente gay. I Loyal perdono la partita e grazie quella sconfitta non vanno ai playoff.

Il video in cui Donavan protesta e ammonisce sia l’arbitro che l’allenatore della squadra avversaria divenne virale ed è bellissimo perché riassume tutta la difficoltà del mondo del calcio ad affrontare temi come il rispetto dell’altro durante una partita di calcio.

“Quando vediamo Collin, Elijah e la nostra squadra come persone, davvero turbate e ferite da questi comportamenti, la parte calcistica passa in secondo piano”, dice Donovan, intervistato dal Guardian un dopo. “Il calcio non significava nulla in quel momento perché come persone stavano soffrendo. Abbiamo avuto l’opportunità di vivere ciò di cui parliamo ed è stato davvero importante”.

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