Il dirigente Juve a Tuttosport: «Non lo sostituiamo con Kean, Ronaldo non è sostituibile. I calciatori non hanno subito alcun danno economico dal Covid»
Tuttosport intervista Cherubini, capo dell’area calcio della Juventus. Parla del nuovo corso bianconero: investire sui giovani. Dunque niente corsa a colpi di mercato dal costo eccessivo, tipo Haaland.
«Sì, seguendo l’ordine delle cose direi di sì, poi stiamo alla finestra e guardiamo se capitano delle opportunità. Non vorrei precludere niente a prescindere. Una cosa è certa: qualsiasi investimento andrà nella direzione di un profilo giovane. È completamente fuori dal nostro piano investire su altri giocatori».
Il profilo su cui la Juve si concentrerà nel prossimo futuro è, spiega, quello di calciatori «giovani, possibilmente italiani».
Sull’addio di Ronaldo:
«Diciamo subito che margini per trattenerlo non ce n’erano. Certe decisioni non sono negoziabili e, in fondo, non sarebbe stato opportuno per il club, perché il club è più importante di qualsiasi cosa e rimarrà sempre, al di là dei giocatori. Quindi, per il bene del club era giusto concentrarci sul futuro e non trattenere Ronaldo. E la scelta di fronte alla quale ci siamo messi non era: esce Cristiano, come lo sostituiamo. Era: esce Cristiano, dobbiamo pensare ad anticipare un pezzo di futuro, quello che avremmo costruito al termine di questa stagione, quando sarebbe scaduto il suo contratto. E così abbiamo fatto».
Sostituendo Cristiano con Kean? Gli viene chiesto.
«Ecco, quello è proprio sbagliato. E si dovrebbe sgombrare il campo da questo ragionamento. Noi anticipiamo il futuro di un anno, non sostituiamo Ronaldo con Kean. Anche perché Ronaldo non è sostituibile, non credo che ci sarebbe stato sul mercato qualcuno di assimilabile a lui. Esce Cristiano e, diciamo, si chiude una sorta di ciclo, di fase, di era CR7 alla Juve e se ne apre un altro, che non è la sostituzione di un calciatore con un altro di cui poi peso il valore e le differenze, ma un’operazione in linea con la direzione che comunque avremmo preso. Cercando di dare un segnale: riportare a casa un ragazzo che esce dall’attività di base del club, così che possa diventare un esempio per chi ne fa parte ora, il segnale che nella Juventus c’è spazio per chi cresce nel settore giovanile».
Cherubini dice che non c’erano segnali che Ronaldo andasse via.
«Noi nella settimana prima di Udine avevamo segnali chiari sulla sua permanenza, per dire».
La Juve sapeva che Mendes lavorava per trovargli un’altra sistemazione, ma credeva non ci fossero i margini.
«Vero, ma con segnali diversi. Ovvero, con segnali che non c’erano prospettive. Non voglio essere ipocrita e dire che gestire la situazione Ronaldo il 28 agosto sia stato piacevole, se fosse successo un mese prima sarebbe stato meglio per tutti. l’abbiamo gestita a tre giorni dalla fine delle trattative, ma l’unico rischio potenziale è stato che un giocatore come Kean non fosse disponibile nell’ultima settimana di mercato. Dicono: eh, ma la Juve non era pronta a sostituire Ronaldo, doveva cautelarsi prima. Rispondo: ci sono tempi che non si possono gestire, voglio dire: non tutti i giocatori aspettano fino al 31 agosto in attesa di capire se Ronaldo va o resta».
La cessione sarebbe potuta andare meglio, dice.
«Ma so anche che, con altri club, non saremmo riusciti a ottenere nemmeno un indennizzo».
Ed aggiunge:
«Poi, diciamocelo, una volta che Cristiano Ronaldo ci parla nel modo in cui ci ha parlato, non ci può essere epilogo diverso. In quei giorni è stato molto diretto, esprimendo la sua volontà e noi, come ho detto, abbiamo reagito pensando al bene del club e non il bene immediato, ma nell’ottica di uno sviluppo che poteva iniziare prima. Non potevamo costringere una persona a rimanere in un contesto che non riconosceva più».
Su Napoli-Juve e la follia dei calendari:
«Abbiamo un problema globale e ognuno, in giro per il mondo, ha trovato soluzioni personali. Forse è mancato un po’ di coordinamento e il problema è innegabile. Superata l’emergenza della pandemia, spero si torni a parlare di armonizzazione di calendari. A questo giro siamo forse i più penalizzati, anche perché non possiamo pensare di sottoporre al rischio di giocare a Napoli i nostri sudamericani, che vengono da una settimana di gare e da un viaggio intercontinentale. Non c’è partita che valga di più dell’incolumità dei singoli. Anche perché poi, dopo pochi giorni, c’è una sfida di Champions molto importante».
Cherubini conferma l’ottimismo per il rinnovo di Dybala.
«In giro aumenta la tendenza a liberarsi a parametro e quasi tutte le squadre in Italia hanno qualche problema di rinnovo. Però sono tranquillo. Diciamo che, come per Locatelli, non mi interessa metterci un incontro in più se alla fine raggiungo un accordo soddisfacente. Non lo ordina nessuno che si debba chiudere al secondo incontro. Poi le parodie sui tanti pranzi con Carnevali mi hanno anche fatto sorridere».
I giocatori si sono resi conto delle difficoltà della situazione economica?
«Diciamo che i giocatori finora non hanno avuto danni dal Covid, i club ne hanno avuti di gravissimi perché i ricavi sono stati tranciati. Finché hanno un contratto che li garantisce, i giocatori non subiscono effetti negativi. Poi, al momento del rinnovo, si scontrano con questa crisi».
Sull’aumento di capitale da 400 milioni:
«E’ qualcosa che impone un alto senso di responsabilità. Bisogna avere rispetto di quello sforzo economico e di quei soldi. Ecco perché non mi sono mai posto e non mi porrò mai il problema di fare una riunione in più durante una trattativa, perché si va a parlare di investimenti che non sono miei, ma di un club che è stato sostenuto in modo importante dalla proprietà in questo momento delicato. Noi lavoriamo con questo senso di responsabilità e io mi trovo a mio agio in questo piano, tracciato dal presidente, e al quale è allineata tutta la dirigenza – Nedved, Arrivabene e il sottoscritto -, consapevoli del momento difficile per il nostro mondo. Avere atteggiamenti più leggeri sarebbe irrispettoso e sbagliato».